Dopo aver assistito allo sterminio della sua famiglia in Sudan, Nadia è riuscita a mettersi in salvo e arrivare a Renk, in Sud Sudan. Oggi, con coraggio e determinazione, lotta per dare un futuro al suo bambino.

Al nostro ingresso in uno dei centri di transito di Renk, in Sud Sudan, veniamo accolti dal sorriso contagioso di Ismail, cinque anni. Accanto a lui, vestita di nero, sua madre Nadia ha invece il volto segnato dal dolore e dalla sofferenza, che nemmeno l’allegria di suo figlio sembra poter dissipare. Il suo mondo è andato improvvisamente in pezzi mesi fa, quando abitava ancora in Sudan con la sua famiglia.
IN FUGA DOPO AVER PERSO TUTTO
“In un attimo, ho perso tutto. I soldati che avevano preso il controllo della nostra città hanno sfondato le porte e ucciso tutti: mio marito, mio figlio di 15 anni e mia figlia di 14”, racconta Nadia, incapace di trattenere le lacrime. “Io ero in un’altra stanza. Quando gli spari sono cessati, ho trovato i loro corpi senza vita. Non c’era tempo per piangerli, non c’era tempo per seppellirli. I soldati hanno preso la città e siamo dovuti fuggire”. Con il figlio piccolo, e incinta di due gemelli, ha dovuto sostenere un viaggio lungo e pericoloso: “Lungo la strada abbiamo dovuto nasconderci, correre, e persino pagare i soldati che erano a guardia delle strade. Ma ero determinata a far sopravvivere i miei figli”.
Purtroppo, a causa della fatica, della fame e della mancanza di cure mediche, durante il tragitto Nadia ha perso i bambini che aspettava: “Ismail è l’unica ragione per cui sono ancora viva. Non ho potuto salvare la mia famiglia, ma sono determinata a tenerlo al sicuro”.
UN CONTINUO AFFLUSSO DI PERSONE

La storia di Nadia è purtroppo simile a quella di centinaia di donne che incontriamo a Renk, che ospita oltre 20mila rifugiati e sfollati di ritorno. Molti sono arrivati feriti, traumatizzati, affamati. Il centro di transito ospita cinque volte la sua capacità. Il Sud Sudan, primo paese di destinazione dei rifugiati, deve fare i conti con gli effetti devastanti della povertà: l’80% della sua popolazione ha urgente bisogno di aiuti umanitari.
Donne e bambini stanno sopportando il peso più grande di questa emergenza. Milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola e le donne denunciano casi diffusi di violenza sessuale. 18 milioni di persone soffrono di fame acuta, un numero destinato ad aumentare con l’avvicinarsi della stagione magra. Ogni giorno il conflitto continua e migliaia di persone continuano a spostarsi.
IL NOSTRO AIUTO PER DONNE E BAMBINI

Nadia frequenta un centro di consulenza per donne dove coloro che hanno perso i familiari si riuniscono per elaborare il lutto e sostenersi a vicenda. “È uno spazio in cui tutti noi possiamo parlare, piangere e ricordarci che siamo insieme in uno dei periodi più difficili della nostra vita“, ci racconta.
Le abbiamo inoltre garantito assistenza in denaro, kit igienico sanitari, taniche per l’acqua e beni di prima necessità, che la sostiene in questo contesto così difficile: “La vita non è facile qui, ma è più sicura, abbiamo bagni e latrine e ricevo un po’ di supporto in denaro da Oxfam, con cui posso comprare del cibo per mio figlio“, racconta.
In Sud Sudan abbiamo costruito più di 260 latrine e installato sistemi di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua. Alla fine del 2024, abbiamo assistito più di 140 mila persone che attraversavano il confine dal Sudan e cercavano rifugio in Sud Sudan con acqua pulita, servizi igienici, assistenza in denaro, kit igienico sanitari.
Per Nadia, il futuro rimane incerto. Le cicatrici della sua perdita sono profonde, ma la guida la speranza per suo figlio, sognando per lui una vita migliore, una vita in cui possa ricevere un’istruzione e avere la possibilità di sviluppare il suo potenziale e uscire dalla povertà.
Il TUO AIUTO è fondamentale. Aiutaci a portare aiuti salvavita e beni di prima necessità alle vittime delle emergenze.