Migliaia di sudanesi, in maggioranza donne e bambini, ogni giorno fuggono dalla guerra e cercano rifugio in Sud Sudan, dove vivono in condizioni drammatiche in campi sovraffollati privi di servizi e assistenza. La storia di Ayul è un esempio dell’impatto del conflitto sulle persone con disabilità.

IN FUGA PER SOPRAVVIVERE
Questo inizio anno segna un triste primato nella storia del Sud Sudan, che ospita oggi oltre un milione di sfollati dal vicino Sudan, facendone una delle crisi di rifugiati peggiori al mondo. Da aprile 2023, quando è scoppiato un conflitto armato in Sudan, i sudanesi e i rifugiati del Sud Sudan che si erano stabiliti nel paese sono fuggiti in cerca di pace e sicurezza. Il continuo e massiccio afflusso di persone in Sud Sudan ha aggravato pesantemente la pressione sui servizi di un paese già in ginocchio, che ospita al suo interno 2 milioni di sfollati a causa di violenze o calamità naturali.
Ayul è una madre di sei figli; un tempo viveva una vita normale, lavorando in una fabbrica di biscotti a Omdurman, il secondo sobborgo più popoloso di Khartoum, in Sudan. Con la guerra tutto è cambiato, e Ayul è stata costretta a fuggire in Sud Sudan:
“Ci nascondevamo, ma quando la guerra ci ha raggiunto, ho dovuto prendere i miei figli e scappare. Mio marito non è venuto con noi perché non avevamo abbastanza soldi per tutti. Sono venuta con i miei figli e mia sorella che mi hanno aiutato durante il viaggio“, racconta Ayul.
Ayul potrebbe sembrare una madre qualsiasi. Ma uno sguardo più attento rivela che è cieca, a causa di una grave malattia: “È iniziato con un forte mal di testa e lentamente ho lottato per vedere“, spiega Ayul. Inizialmente, grazie alle cure la vista di Ayul ha iniziato a migliorare, con la possibilità di una completa guarigione. Con l’arrivo della guerra però le cure si sono interrotte:
“Avevo ricominciato a vedere, era tutto annebbiato ma ci vedevo. Ma ora non vedo più niente“, spiega Ayul.
IL DOPPIO DRAMMA DELLE PERSONE VULNERABILI
Ayul e i figli hanno trovato rifugio a Renk, in Sud Sudan, al confine con il Sudan, dove ogni giorno continuano ad arrivare quasi 1.500 rifugiati. Le condizioni dei campi sono terribili, con un accesso limitato all’acqua, all’assistenza sanitaria e alle strutture igieniche. Chi, come Ayul, ha esigenze particolari affronta sfide ancora più grandi.
“Per ora, sto seduta in casa e i miei figli mi aiutano negli spostamenti. Mia figlia maggiore va a prendere l’acqua, mentre io cerco di prendermi cura delle più piccole. Mi preoccupo per mia figlia ogni volta che esce di casa a causa dei pericoli in cui può incorrere per strada” ci dice Ayul angosciata.
Le possibilità di guarire sono scarse a causa della mancanza di strutture sanitarie e medicine. Ma anche se la guerra ha rubato la vista e la stabilità, Ayul non ha perso la speranza.

TORNARE A VEDERE UN FUTURO DI PACE
Nel 2024, Oxfam ha aiutato più di 140 mila persone rifugiatesi a Renk, al confine tra Sudan e Sud Sudan, installando sistemi di erogazione di acqua potabile e servizi igienico sanitari, distribuendo kit igienici specifici per donne e ragazze e aiuti in denaro, oltre che presidi per disabili come sedie a rotelle. Acqua e servizi igienici sono essenziali per evitare malattie trasmesse dall’acqua come il colera, che si è dimostrato una seria minaccia e che ha ucciso quasi 500 persone.
“Da Oxfam ricevo un sussidio mensile in denaro, secchi, dignity kit, sapone; Oxfam ha continuato ad aiutarmi dal mio arrivo, ma con una famiglia di sei persone, vorrei fare di più per sfamare i miei figli“, spiega Ayul.
Ayul sogna di tornare in Sudan, riunirsi alla famiglia, riprendere le cure e continuare a lavorare alla fabbrica di biscotti, in un paese finalmente in pace.