26 Febbraio 2025

IN CISGIORDANIA VIOLENZE E SFOLLAMENTI FORZATI

 

Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza del 19 gennaio, un’ondata di violenza senza precedenti da parte dell’esercito israeliano e dei coloni sta devastando la Cisgiordania e ha già costretto oltre 40 mila persone a fuggire da abitazioni e campi profughi per mettersi in salvo. La presenza di oltre 800 posti di blocco e barriere installate dalle forze israeliane impedisce la risposta umanitaria: per un viaggio di 2 ore adesso ce ne vogliono 12.

UN’ESCALATION SENZA PRECEDENTI

Due giorni dopo il cessate il fuoco a Gaza, l’esercito israeliano ha lanciato un’offensiva militare in Cisgiordania, che ha causato il più grande sfollamento forzato dall’inizio dell’occupazione del 1967. L’attacco è iniziato a Jenin, ma si sta ampliando anche ai campi profughi di Tulkarem, Nur Shams e El Far’a.

In tutta la regione le comunità palestinesi sono vittime di detenzioni arbitrarie, non possono muoversi, lavorare o andare a scuola. Assistono impotenti alla demolizione delle loro case e delle infrastrutture essenziali da cui dipendono. – ha detto Paolo Pezzati, il nostro portavoce per le crisi umanitarie– Siamo di fronte a un’escalation senza precedenti che il Governo israeliano sta portando avanti nella più totale impunità, sostenendo gli attacchi illegali dei coloni. Un’annessione de facto, che rende sempre più difficile per Oxfam e le altre organizzazioni umanitarie soccorrere gli sfollati, i cui bisogni aumentano di giorno in giorno. I nostri operatori e partner sono stati minacciati ai posti di blocco e gli è stato più volte impedito di consegnare aiuti fondamentali per la popolazione”.

Gli attacchi aerei dell’esercito israeliano hanno causato vittime anche nelle vicinanze della città di Tubas. Foto: Oxfam
Gli attacchi aerei dell’esercito israeliano hanno causato vittime anche nelle vicinanze della città di Tubas. Foto: Oxfam

L’ATTACCO AL CAMPO PROFUGHI DI JENIN

Dall’inizio dell’operazione israeliana, lo scorso 21 gennaio, sono stati uccisi 51 palestinesi, tra cui sette bambini, e tre soldati israeliani.   Nel campo profughi di Jenin, lo stesso giorno un attacco militare israeliano ha ucciso almeno 12 palestinesi e ha costretto oltre 20 mila persone a fuggire. Un giovane che è tra le persone che stiamo aiutando ha raccontato che i militari hanno iniziato a sparare sulle persone, bruciato le case e distrutto le infrastrutture indispensabili inclusi gli ospedali, mentre le ambulanze sono rimaste bloccate per ore. Nel campo, che ora è praticamente deserto, le forze israeliane hanno allargato le strade e installato cartelli stradali in ebraico all’interno delle aree sgomberate.

AIUTI BLOCCATI E POPOLAZIONE SENZ’ACQUA

La situazione è gravissima. – aggiunge Suhair Farraj, Direttore di Women Media and Development, nostra organizzazione partner – In passato si verificavano incursioni occasionali dell’esercito israeliano, ma mai niente di simile. Le chiusure e i posti di blocco rendono quasi impossibile la consegna degli aiuti. Per un viaggio di due ore, adesso ce ne vogliono dodici“.

Anche l’intensificarsi degli attacchi illegali dei coloni israeliani rallenta la nostra risposta umanitaria.

Le operazioni delle forze israeliane hanno inoltre danneggiato gravemente le infrastrutture idriche e sanitarie, privando decine di migliaia di persone dell’accesso all’acqua, aumentando come a Gaza il rischio di epidemie. L’agricoltura si è completamente fermata.

Le violenze, le aggressioni e i blocchi hanno limitato in molte zone la cura degli oliveti e dei campi, compromettendo i raccolti e l’accesso al cibo delle comunità. Foto: Oxfam
Le violenze, le aggressioni e i blocchi hanno limitato in molte zone la cura degli oliveti e dei campi, compromettendo i raccolti e l’accesso al cibo delle comunità. Foto: Oxfam

IN UN MESE ESPROPRIATI 1.000 ACRI DI TERRENI AGRICOLI

Dal cessate il fuoco a Gaza, Israele ha impedito agli agricoltori di accedere ai loro terreni in tutta la Cisgiordania. – continua Abbas Milhem, Direttore Esecutivo Palestinian Farmers Union, nostro partner – Solo questo mese, l’esercito israeliano ha ordinato l’esproprio di 1.000 acri (circa 40 ettari) per facilitare l’annessione e l’espansione degli insediamenti. Anche i coloni hanno intensificato i loro attacchi: si sono moltiplicate le aggressioni fisiche e a mano armata, i danneggiamenti, lo sradicamento e l’abbattimento di alberi. Un’escalation di violenza che sta costringendo un gran numero di persone ad abbandonare le aree agricole“.

In questo momento inoltre l’esercito israeliano impedisce l’ingresso in molte aree rurali della Cisgiordania tagliando fuori la popolazione da qualsiasi aiuto umanitario. Gerusalemme Est è chiusa ai palestinesi che vivono in Cisgiordania, dopo le nuove restrizioni imposte da Israele.

L’APPELLO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

Israele sta attuando una strategia di annessione ben programmata. Nel giro di una notte, ad esempio, la circolazione tra le città viene paralizzata – conclude Pezzati – imprimendo una grande pressione economica e sociale su comunità già in grave difficoltà. Vengono commesse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale sotto gli occhi del mondo, che resta in silenzio, rendendosi complice. Stiamo assistendo a quanto già accaduto a Gaza, Rafah e Deir Al-Balah. Per questo lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale perchè l’occupazione illegale e i crimini commessi da Israele non restino ancora impuniti, alle organizzazioni umanitarie sia permesso portare aiuti e sia garantito il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese”.

IL NOSTRO LAVORO IN CISGIORDANIA

Sono migliaia le famiglie sfollate che hanno urgente bisogno di cibo, acqua, assistenza medica e rifugi. La combinazione di sfollamenti forzati, attacchi militari, violenza dei coloni, molestie, vandalismo, confisca di terreni ha aggravato pesantemente le esigenze della popolazione, limitando l’accesso ai servizi essenziali e la possibilità di garantire supporto umanitario.

Nello scorso mese, abbiamo distribuito oltre 6mila metri cubi d’acqua nel campo di Jenin utilizzando le autobotti. Nella zona di Tulkarem, dove le operazioni militari hanno danneggiato le infrastrutture idriche, abbiamo predisposto cisterne di capienza da un metro cubo, destinate alle famiglie, e kit igienico sanitari, pianificando la riparazione delle tubature e delle fognature.

  • Sono state identificate inoltre oltre 300 famiglie più vulnerabili che riceveranno sostegno economico e materiale per la ripresa delle attività.
  • Oltre 400 allevatori di Betlemme, Hebron e Tubas hanno ricevuto inoltre medicinali veterinari.
  • Circa 100 piccole imprese a Betlemme, Hebron, Jenin, Tulkarem e Qalqilya e Gerusalemme hanno ricevuto macchinari per portare avanti la loro produzioni.

Alla luce delle recenti violenze continueremo a rivedere il nostro piano di risposta per affrontare il contesto in evoluzione, continuando a fornire assistenza di emergenza alla popolazione colpita dando priorità all’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici e sostenendo il reddito e la produzione agricola.

TU, in questo momento di grave emergenza, puoi fare la differenza tra la vita e la morte per le migliaia di persone che stanno cercando di ricostruire la propria vita.

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