24 Ottobre 2025

Insicurezza alimentare: dalla crisi alle soluzioni

 

La fame oggi non nasce dalla mancanza di cibo, ma dall’ingiustizia. Guerre, crisi climatica, speculazione e tagli agli aiuti stanno spingendo milioni di persone nell’insicurezza alimentare, mentre la ricchezza globale si concentra nelle mani di pochi. Secondo l’ultimo rapporto FAO sullo Stato della Sicurezza Alimentare del 2025, 673 milioni di persone soffrono la fame cronica e 2,6 miliardi non possono permettersi una dieta sana. Oxfam denuncia che i tagli annunciati dagli stessi donatori e la finanziarizzazione del cibo aggravano la crisi, dal Sahel a Gaza, dall’Africa orientale allo Yemen. Oltre la risposta emergenziale, cerchiamo risposte strutturali e coordinate.

Lomuto Eloiloi (promotore della salute della comunità) fornisce integratori alimentari ai bambini di Narengewoi, Turkana.
Lomuto Eloiloi (promotore della salute della comunità) fornisce integratori alimentari ai bambini di Narengewoi, Turkana. Credit: Andrew Mboya/Oxfam

Cosa è l’insicurezza alimentare

Per “insicurezza alimentare” si intende la condizione in cui le persone non hanno un accesso regolare a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per condurre una vita sana e attiva. È un fenomeno che varia per gravità, da lieve a estrema, e che colpisce in modo sproporzionato donne e bambini, aree rurali e contesti di conflitto. I dati FAO mostrano che la fame resta più diffusa in Africa, dove circa una persona su cinque vive in insicurezza alimentare. Oxfam collega direttamente la fame a guerre, shock climatici e disuguaglianze: tra 7.000 e 21.000 persone muoiono ogni giorno di fame indotta dai conflitti nei paesi in guerra.

Quali sono le 5 chiavi per la sicurezza alimentare?

Per poter parlare di sicurezza alimentare serve lavorare sulle condizioni di base che creano un contesto di uguaglianza. In particolare la Food Agriculture Organization ha individuato cinque dimensioni fondamentali:

1. Disponibilità: presenza fisica di cibo (produzione, import, scorte).
2. Accesso: possibilità economica e fisica di procurarsi il cibo (redditi, prezzi, mercati).
3. Utilizzo (uso): assorbimento e utilizzo biologico degli alimenti (diversificazione, acqua sicura, servizi sanitari).
4. Stabilità: continuità nel tempo di disponibilità e accesso (resilienza a conflitti, crisi e shock climatici).
5. Sostenibilità/agenzia: sistemi alimentari che non erodano ecosistemi e in cui le comunità possano decidere come produrre e nutrirsi.

L’assenza di queste chiavi in molti contesti permette che crisi climatiche, volatilità dei prezzi e tagli agli aiuti interrompono queste “chiavi”, trasformino gli shock in carestie. Per esempio, l’inflazione alimentare globale nel 2023 era stimata a +13,6% e corrisponde al ~+30% nei paesi a basso reddito.

La figlia di Shamis Ali Dahir, Nasri Hamdi Abdullahi, 20 anni, controlla il campo di sorgo e diserbo a Garowo, distretto di Jarar, regione somala, Etiopia. Credit: Petterik Wiggers / Oxfam
La figlia di Shamis Ali Dahir, Nasri Hamdi Abdullahi, 20 anni, controlla il campo di sorgo e diserbo a Garowo, distretto di Jarar, regione somala, Etiopia. Credit: Petterik Wiggers / Oxfam

Che cos’è la scala IPC?

L’IPC (Integrated Food Security Phase Classification) classifica la gravità dell’insicurezza alimentare acuta su 5 fasi:
Fase 1 Minima, Fase 2 Stress, Fase 3 Crisi, Fase 4 Emergenza, Fase 5 Carestia/Catastrofe. La Fase 5 indica fame estrema, tassi elevatissimi di malnutrizione e mortalità se non arrivano aiuti immediati. Nel 2025, un aggiornamento IPC ha confermato a Gaza livelli di carestia “senza precedenti”, imputandoli all’assedio e all’impedimento sistematico degli aiuti. Nel 2024 Oxfam ha documentato come i conflitti stiano “armando” cibo, acqua ed energia bloccando gli aiuti e colpendo le infrastrutture.

Le conseguenze dell’insicurezza alimentare nel mondo

L’insicurezza alimentare è il risultato di diversi elementi e, a sua volta, produce diverse conseguenze:

  • Salute e mortalità: picchi di malnutrizione acuta e cronica, arresto della crescita, anemia materna, maggiore suscettibilità a malattie infettive.
  • Istruzione e lavoro: cali di frequenza scolastica, lavoro minorile, crollo della produttività.
  • Cicli di povertà e debito: famiglie costrette a vendere beni produttivi, indebitarsi, ridurre pasti e qualità delle diete.
  • Spostamenti forzati: siccità, alluvioni e guerra spingono milioni di persone a migrare internamente o oltre confine 116 milioni senz’acqua tra Africa orientale e meridionale con forti impatti su cibo e mezzi di sussistenza.
  • Effetti sistemici: tagli agli aiuti e speculazione sui prezzi aggravano la fame anche dove il cibo esiste ma non è accessibile. Per esempio, è stimata una riduzione del 40% per il World Food Programme nel 2026. Nel frattempo, la ricchezza dei miliardari è aumentata di 2.000 miliardi di dollari nel 2024 come riportato nel rapporto Oxfam “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata” del 2025.
Faraj, 56 anni, un contadino della campagna di Aleppo, si trova in una fattoria che possedeva e che ha dovuto vendere a causa della siccità. Ha dovuto ricorrere ad altri lavori per assicurarsi un reddito, come lavorare come bracciante giornaliero per altri proprietari terrieri. CreditIslam Mardini/ Oxfam
Faraj, 56 anni, un contadino della campagna di Aleppo, si trova in una fattoria che possedeva e che ha dovuto vendere a causa della siccità. Ha dovuto ricorrere ad altri lavori per assicurarsi un reddito, come lavorare come bracciante giornaliero per altri proprietari terrieri. Credit Islam Mardini/ Oxfam

Cosa serve davvero: soluzioni pratiche

Oxfam è impegnata in interventi di acqua e igiene, cibo e cash, sostegno ai mezzi di sussistenza e advocacy per fermare la fame causata da guerre e disuguaglianze in diverse parti del mondo. Per questo abbiamo le idee chiare su cosa servirebbe per far uscire 673 milioni di persone da una condizione costante di fame e insicurezza alimentare:

  • Ripristino e aumento degli aiuti: invertire i tagli annunciati e finanziare pienamente le operazioni nei paesi in crisi.
  • Accesso umanitario pieno: corridoi sicuri, stop all’uso di fame e acqua come armi.
  • Regolazione della speculazione: più trasparenza su scorte, mercati dei futures e potere di prezzo delle big del food.
  • Investimenti nei sistemi alimentari locali: supporto a piccoli agricoltori, agroecologia, irrigazione efficiente, stoccaggio, mercati locali.
  • Protezione sociale: trasferimenti in denaro, voucher, mense scolastiche e reti di sicurezza per assorbire gli shock.
  • Giustizia climatica: fondi per perdite e danni, adattamento, acqua sicura e infrastrutture resilienti.

Se sei d’accordo con noi e vuoi contribuire a ridurre questa forma disumana di disuguaglianza, puoi prendere posizione contro l’insicurezza alimentare con un piccolo gesto.

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