La Striscia di Gaza è un territorio lungo circa 41 km e largo al massimo 12, sulla costa orientale del Mar Mediterraneo. Nonostante le sue dimensioni ridotte, Gaza ha una storia intricata e densa di eventi che la rendono centrale nel panorama geopolitico globale. Quest’articolo ripercorre i passaggi fondamentali della sua evoluzione storica, culturale e politica, fino alla complessa crisi umanitaria attuale, offrendo un quadro utile per comprendere perché Gaza sia oggi una delle zone più martoriate del mondo.
Come nasce Gaza?
La città di Gaza ha origini antichissime: fu un importante snodo commerciale già ai tempi dei Filistei e successivamente durante i periodi egizio, romano, bizantino e ottomano. La sua storia moderna comincia nel XX secolo con il crollo dell’Impero Ottomano, quando il territorio fu affidato al mandato britannico. Dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, Gaza passò sotto il controllo dell’Egitto, fino alla Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando fu occupata da Israele. La sua identità politica si è quindi costruita nel tempo attraverso dominazioni, esodi e rivendicazioni territoriali.

Chi ha voluto la Striscia di Gaza?
La Striscia di Gaza non è stata “voluta” come entità autonoma nel senso classico. Dopo il 1948, l’Egitto ne ha assunto il controllo amministrativo, ma senza annetterla ufficialmente. La sua forma attuale è frutto degli accordi armistiziali successivi alla guerra del 1948 e delle divisioni imposte dal conflitto. Con gli Accordi di Oslo (1993–1995), parte del territorio è stato formalmente affidato all’Autorità Nazionale Palestinese, anche se in pratica il controllo è stato esercitato da Israele fino al 2005, anno in cui si è ritirato unilateralmente, lasciando poi spazio al governo di Hamas, eletto nel 2006. Ciononostante, Israele ha sempre mantenuto un controllo sul territorio limitando la libertà della popolazione di Gaza anche prima dell’escalation di ottobre 2023.

Qual è il problema della Striscia di Gaza?
Il problema principale di Gaza è l’isolamento. Sottoposta a un blocco terrestre, marittimo e aereo da parte di Israele (e in parte anche dell’Egitto), Gaza è oggi descritta da molte organizzazioni internazionali come “la più grande prigione a cielo aperto del mondo”. L’accesso limitato a cibo, acqua potabile, medicine, elettricità e materiali da costruzione rende la vita quotidiana estremamente difficile. I cicli di violenza, i bombardamenti e la distruzione di infrastrutture civili (come ospedali e scuole) aggravano ulteriormente la crisi. Inoltre, le restrizioni alla mobilità colpiscono duramente le donne, i bambini e le persone con disabilità, che hanno difficoltà a ricevere cure e protezione.
Perché Gaza è importante?
Gaza è importante per molte ragioni. Geograficamente, è un accesso strategico sul Mediterraneo. Ma soprattutto, è simbolo della questione palestinese. Ospita una popolazione di oltre 2 milioni di persone, molte delle quali rifugiate discendenti del 1948. È inoltre il luogo dove si manifesta con maggiore intensità il conflitto israelo-palestinese con una occupazione militare senza precedenti che ha reso Gaza ancora più centrale negli equilibri regionali e globali. Nonostante i blocchi e i bombardamenti, è un luogo dove la società civile continua a resistere, soprattutto le donne, per costruire un futuro possibile.

Una crisi umanitaria senza precedenti
Dall’inizio delle ostilità nell’ottobre 2023, la Striscia di Gaza ha subito una devastazione su larga scala. Oltre 48.000 persone sono state uccise, tra cui più di 13.000 bambini, e oltre 111.000 sono rimaste ferite. Quasi 2 milioni di persone sono state sfollate, costrette a vivere in condizioni precarie, senza accesso stabile a cibo, acqua potabile, servizi sanitari o protezione. La distruzione di abitazioni e infrastrutture essenziali ha reso impossibile la vita quotidiana per gran parte della popolazione. In questo contesto drammatico, Oxfam ha intensificato il proprio intervento umanitario. Solo tra ottobre 2023 e fine 2024, ha raggiunto oltre 1,2 milioni di persone, fornendo aiuti alimentari, acqua pulita, assistenza igienico-sanitaria e supporto agli agricoltori.
Chiediamo il cessate il fuoco permanente, l’accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e una soluzione politica duratura che garantisca i diritti fondamentali del popolo palestinese.