Dopo due anni, Gaza è luogo di una crisi umanitaria senza precedenti. Alla paura, alla fame, alla malattia, abbiamo risposto e continuiamo a rispondere con tempestività, concretezza ed efficacia. Ogni giorno, lavoriamo fianco a fianco con chi non ha mai smesso di resistere, anche quando tutto sembra perduto.
I NUMERI DELLA CATASTROFE
Dopo oltre 16 anni di blocco della Striscia di Gaza e 56 anni di occupazione militare, la guerra scatenata da Israele in risposta ai terribili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 ha causato conseguenze devastanti su più fronti. Gli sfollati ammontano a quasi due milioni, mentre i morti accertati superano i 66mila (di cui oltre 18.400 bambini). I feriti sono più di 168mila. Sono stati uccisi 562 operatori umanitari, oltre 1.700 operatori sanitari e 251 giornalisti.
Le operazioni militari israeliane hanno pesantemente danneggiato o distrutto i sistemi idrici e fognari; la mancanza di acqua potabile, l’accumulo di rifiuti e la presenza di acque reflue negli accampamenti sovraffollati hanno favorito il diffondersi di numerose malattie potenzialmente mortali, come l’epatite o la poliomielite. Il blocco degli aiuti ha contribuito alla carestia e alla morte di decine di persone per fame. Quasi 2 milioni di persone oggi soffrono di insicurezza alimentare acuta e oltre un milione di bambini hanno bisogno di assistenza mentale o psicosociale. Meno della metà degli ospedali è operativo, e nessuno funziona a pieno regime. La metà della popolazione ha a disposizione meno di 6 litri di acqua al giorno per bere, lavarsi e cucinare.

LA RISPOSTA UMANITARIA SUL CAMPO
Da ottobre 2023 ad aprile 2025, abbiamo aiutato oltre 1 milione e 115mila persone nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Fin dal primo momento, abbiamo mobilitato ogni risorsa, lavorando giorno e notte, insieme ai partner locali, per distribuire cibo, acqua, denaro, ripristinare impianti idrici e servizi igienico sanitari e assicurare protezione alla popolazione.
Abbiamo garantito acqua pulita e servizi igienico sanitari, distribuendo acqua con le autobotti e lavorando per ripristinare le reti idriche e il sistema fognario, installando impianti di desalinizzazione, docce e latrine nei campi per sfollati.

La devastazione dei terreni agricoli, la distruzione delle vie di comunicazione e la perdita delle principali fonti di reddito, aggravate dalle severe restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari, hanno spinto la popolazione di Gaza verso una condizione di fame estrema. Verdure fresche, frutta e fonti proteiche come carne e pollame sono quasi del tutto assenti, mentre i prezzi dei pochi alimenti disponibili, come i cibi in scatola, sono diventati proibitivi.
Abbiamo fornito aiuti alimentari essenziali e mezzi di sussistenza: pacchi alimentari contenenti beni non deperibili e pronti al consumo, cesti di ortaggi freschi e attrezzature e fertilizzanti per favorire la produzione agricola locale.

Abbiamo inoltre assicurato assistenza e protezione alle persone più vulnerabili, come donne, puerpere, ragazze e persone con disabilità, garantendo presidi medici specifici, dispositivi di assistenza, supporto psicologico e sociale.
LA PRESSIONE VERSO GOVERNI E ISTITUZIONI
Parallelamente al lavoro sul campo, abbiamo agito attraverso azioni di advocacy pubblica e privata, alimentando costantemente anche il dibattito mediatico su questo conflitto cercando di contrastare narrazioni ideologiche e portando in luce la cruda realtà dell’emergenza umanitaria in atto nella Striscia e il grave deteriorarsi delle condizioni anche in Cisgiordania.
Ci siamo concentrati su quattro punti fondamentali:
- l’ottenimento del “cessate il fuoco permanente” tra le parti in conflitto come precondizione per la soluzione politica al conflitto;
- la garanzia dell’accesso umanitario e della protezione della popolazione civile a Gaza e in Cisgiordania;
- la contribuzione al finanziamento degli aiuti necessari;
- il rispetto del diritto umanitario internazionale.
Inoltre, in alleanza con decine di organizzazioni italiane e internazionali, abbiamo lanciato lo scorso settembre la campagna “Stop al commercio con gli insediamenti illegali”, per chiedere all’Italia, all’Unione Europea, agli altri Stati membri e al Regno Unito di adottare misure concrete per vietare gli scambi commerciali con gli insediamenti dei coloni israeliani in Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est.
GAZA HA BISOGNO DI TUTTO L’AIUTO POSSIBILE!
Insieme ai nostri partner locali stiamo continuando a portare acqua, cure, salute e igiene a Gaza. Oggi, di fronte a una tale catastrofe umanitaria di proporzioni enormi il TUO aiuto può fare una differenza enorme.
Dona oggi stesso: ogni contributo conta.







