18 Giugno 2012

Lucciole per lanterne

 
La villa del La Lucciola, ora inagibile dopo il sisma. Credits: Vittorio Iervese
La villa, purtroppo ormai inagibile

Vi portiamo a conoscere La Lucciola e i suoi piccoli abitanti, attraverso le parole di Vittorio Iervese.


Immaginate una villa dell’ottocento immersa in un parco, circondata da orti, una piccola serra, vigneti, un’acetaia, asini, pecore, ecc. Immaginatevi un posto accogliente, in cui ti senti a casa appena arrivi. Un posto in cui tutto serve a tutti, in un ciclo di qualità e auto-sostenibilità. Poi immaginate che tutto questo sia possibile grazie al lavoro di una trentina di bambini seguiti da una manciata di adulti. I bambini sono liberi di muoversi in questo posto perché sono loro a farlo vivere, gli adulti creano le condizioni perché questa libertà e questa vita sia possibile. Non educano, condividono.
Un altro sforzo di immaginazione: qualche bambino non parla, qualcun altro emette suoni gutturali, uno ha un sorriso contagioso stampato sul viso, un’altra sembra una principessa della Mongolia mentre esce dalla sua yurta. Tutti lavorano (così vogliono che si dica, perché il lavoro è dignità) alla Lucciola e quotidianamente fanno funzionare tutto quello che serve per portarla avanti: chi raccoglie legna, chi pulisce, chi travasa le botti dell’aceto, chi si occupa dei campi, chi fa la lana, chi produce il feltro, chi fa la ceramica, chi suona la chitarra (perché le lucciole – si sa – sono cugine delle formiche ma anche delle cicale) o il basso-tuba (che ho imparato essere uno strumento importantissimo per chi – come gli autistici – non intende spiccicare parola).
Più in là c’è un fiume, un confine reale e simbolico. Oltre il fiume c’è un altro posto con altri campi, altri animali e un ristorante: la Lanterna di Diogene. Tutto è più grande, tutto è più serio ma non pesante. Alla Lanterna di Diogene si mangia quello che viene prodotto attorno e vi assicuro che cucinano benissimo. I bambini – anche le principesse e quelli che suonano il basso-tuba – hanno il difetto di crescere e quindi, prima o poi, di attraversare il fiume. Qualcuno, al di là del fiume, diventa cuoco, allevatore, coltivatore, ecc.


Infine, immaginatevi che la terra, così importante per questo posto, si metta a fare le bizze, frantumi la villa e metta in pericolo l’acetaia, rendendole totalmente inagibili. Lucciole per lanterne hanno fatto appena in tempo a recuperare le cartelle cliniche, qualche computer e gli attrezzi di lavoro. Poi hanno spostato le botti, riorganizzato gli spazi e hanno montato le tende. Non sono andati via da quel posto nemmeno per un giorno e non hanno intenzione di farlo. Hanno persino fatto un progetto, chiesto dei prefabbricati alla Regione Trentino e provato a ripensare il loro posto. Ora immaginatevi tutto il resto che potrà venire e che potreste fare voi. Suggerimenti?”

Vittorio Iervese

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