13 Giugno 2013

Oxfam, il G8 deve porre fine al furto della terra

 

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Chiediamo ai leader del G8 di mettere fine al land grabbing

Il Colosseo accaparrato e svenduto. Land Grab Global Day, 7 febbraio 2013Dal 2000, le aziende dei paesi del G8 hanno acquisito un’area di terra ben più grande dell’intera isola irlandese in cui si terrà il Summit il prossimo 17-18 giugno. Questa terra basterebbe a sfamare 96 milioni di persone all’anno – una volta e mezzo gli abitanti dell’Italia.

Per questo Oxfam chiede ai leader del G8, che si incontreranno nell’Irlanda del nord il prossimo lunedì e che per la prima volta affronteranno il tema delle acquisizioni di terra su larga scala, di rendere le grandi acquisizioni di terreni trasparenti e chiare al fine di arrestare l’odioso fenomeno del land grabbing.

L’assenza di trasparenza che caratterizza le grandi acquisizioni di terreni non giova a nessuno – ha detto Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia – Gli investitori possono rimetterci e le comunità più povere perdono letteralmente tutto. Il G8 deve sancire che le transazioni avvengano alla luce del sole, perché solo così si potrà porre fine allo scandalo del land grabbing.

Le compravendite di grandi appezzamenti di terra condotti in modo poco trasparente hanno esposto le comunità più vulnerabili del mondo al rischio di perdere la loro terra e la loro casa, nonché i mezzi per guadagnarsi da vivere: nei casi di land grabbing infatti questi soggetti non vengono né consultati o risarciti e spesso subiscono violenze e intimidazioni. La segretezza che circonda le transazioni di terra può essere controproducente anche per gli investitori: in molti casi questi si sono trovati a dover sostenere i costi di cause legali derivanti da conflitti irrisolti con le comunità locali.

Il primo ministro del Regno Unito David Cameron, che presiede il G8 di quest’anno, ha già dichiarato che il vertice rappresenta un’opportunità imperdibile per affrontare la piaga della fame globale e ha espresso la volontà di dare vita ad una Land Transparency Initiative, una piattaforma globale attraverso cui rendere più certo il diritto alla terra nei paesi poveri e rafforzare gli standard delle Nazioni Unite.

Crediamo che l’iniziativa per essere veramente efficace dovrebbe prevedere la condivisione, da parte degli investitori, dei dettagli delle transazioni e degli impegni assunti nei confronti delle comunità che vivono su quella terra.

Nei paesi più poveri, ogni 7 giorni, un’area di terra grande quanto Ottawa viene venduta a investitori stranieri.
Siamo lieti che il G8 affronti per la prima volta il tema delle grandi acquisizioni di terra, anche grazie alla pressione esercitata da Oxfam e da un crescente movimento della società civile globale. Crediamo che il primo passo per i paesi del G8 su questo tema sia mettere ordine a casa propria, chiedendo a tutte le aziende con sede nei loro rispettivi territori di condividere i dettagli degli accordi in cui sono implicati, coinvolgendo sempre le comunità toccate da tali accordi. L’Italia, tra l’altro, è uno dei primi paesi a dover agire: secondo gli ultimi dati è infatti il terzo paese in Europa, dietro a Regno Unito e Francia, per numero di investitori implicati in casi di acquisizione di terra su larga scala conclude Bacciotti.

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