8 Luglio 2022

Profughi ucraini: in Italia c’è la solidarietà, ma non c’è l’accoglienza

 

profughi ucraini a Grosseto

Ad oggi il 90% dei 145 mila profughi ucraini arrivati in Italia vivono in abitazioni private e alberghi

di Alessandro Bechini, responsabile programmi in Italia di Oxfam

Le lacune nell’accoglienza in Italia dei profughi ucraini e di richiedenti asilo di qualsiasi nazionalità, rischiano nei prossimi mesi di lasciare indietro migliaia di persone. Persone arrivate nel nostro Paese in cerca di sicurezza e futuro. Molte buone intenzioni potrebbero così rimanere lettera morta.

Partiamo dallo scenario che abbiamo davanti e dalle anomalie nella gestione della più grave emergenza migratoria in Europa della storia recente.

Il Governo sta scaricando il peso dell’accoglienza dei profughi ucraini sui privati

A oggi il 90% dei 145 mila profughi ucraini arrivati in Italia vivono in abitazioni private e alberghi.  Tra loro oltre 45 mila sono  minori.  Solo 13 mila in totale sono stati inseriti nel sistema di accoglienza ordinario.

Un quadro che mentre testimonia la grande solidarietà di cui siamo stati capaci, evidenzia quanto il Governo abbia scaricato sui privati l’onere dell’assistenza. Mostrando tutti i limiti di un sistema di accoglienza continuamente al collasso, in emergenza.

Basta dare uno sguardo ai numeri di fine giugno: 12.214 profughi ucraini nei Centri di accoglienza straordinaria (CAS) e 1.090 nel Sistema di accoglienza e integrazione (SAI).

Una realtà uguale in tutti i territori del nostro Paese. Riguarda donne e bambini costretti a separarsi dal resto della famiglia e drammaticamente minori non accompagnati. Tutti ora rischiano di restare tagliati fuori dalle opportunità di integrazione disponibili, senza un alloggio in cui stare quando scadranno le convenzioni con gli alberghi o la disponibilità delle famiglie che li hanno accolti.

 16 mila sbarchi solo tra maggio e giugno

Intanto come ogni estate sono in aumento gli sbarchi sulle coste italiane attraverso il Mediterraneo, con 16 mila arrivi solo tra maggio e giugno e centinaia di morti e dispersi in mare. Un trend che potrebbe impennarsi nei prossimi mesi per l’impatto della crisi alimentare in corso in molti paesi poveri, soprattutto in Africa. Neppure gli arrivi dalla rotta balcanica verso l’Italia e l’Europa si attenuano, persone in fuga che spesso non vengono registrate al loro arrivo nel nostro Paese.

Al via le unità mobili perché nessuno resti escluso

Un contesto di emergenza de facto, a cui Oxfam vuole rispondere con i suoi partner  attivando da oggi unità mobili che si muoveranno su Roma e in decine di città di Lazio, Toscana e Veneto. Per offrire un aiuto concreto a chi in fuga da Ucraina e altri paesi piegati da fame e crisi climatica, un tetto, servizi essenziali di integrazione.

Le unità mobili di Oxfam si sposteranno nei quartieri delle città in auto, motorino o mezzi pubblici per individuare i casi di maggiore fragilità. Operatori legali e sociali, mediatori linguistici potranno dare indicazioni su come accedere a un medico, una scuola, ottenere un permesso di soggiorno, vaccinarsi. Un intervento reso possibile grazie alla collaborazione con  Co&So Firenze, Refugees Welcome, FOCUS – Casa dei Diritti Sociali e la cooperativa Gea.

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