6 Aprile 2011

Una speranza per i malati di Aids delle etnie dimenticate della Thailandia

 
Thailandia, Ar Lang durante un incontro con l'infermiera che sta seguendo lei e sua figlia. Credits: Suzi O'Keefe/Oxfam
Ar-Lang e la sua bambina

Ar-Lang ha 24 anni e due figlie, Sikiron e Monthira. Tutte e tre sono sieropositive. Ar-Lang vive nel distretto di Chaing Dao, nel nord della Thailandia e appartiene a una minoranza etnica. Come lei, altre 470mila persone non hanno la cittadinanza thailandese e non possono perciò usufruire del servizio sanitario nazionale. In passato, Ar-Lang non ha avuto accesso ai medicinali per l’Hiv né è stata sottoposta a una diagnosi precoce. Per questo non è stato possibile evitare che le due bambine contraessero il virus.


“Il dottore mi ha detto che la mia bambina aveva l’Aids quando aveva tre mesi”, racconta Ar-Lang. “A sei mesi le è venuta la polmonite e ho capito che era malata”. Monthira, che adesso ha tre anni, non giocava come gli altri bambini, piangeva spesso e aveva la febbre. Poi qualcosa è cambiato nella vita di Ar-Lang: “Sono andata al consultorio medico e lì mi hanno dato le medicine”. Non è facile però dare dei medicinali a una bimba di pochi mesi. Una volontaria del centro sanitario locale, Jirapon Seasern, visita Ar-Lang ogni giorno per aiutarla a dare le medicine alla bambina. “Se la bambina si rifiuta di prendere la medicina, Ar-Lang non la forza per paura di farle male”, spiega Jirapon. È importante che i bambini prendano i farmaci perché così aumentano le possibilità che raggiungano l’età adulta.


Da quando Jirapon ha iniziato a frequentare la casa di Ar-Lang, la salute della bambina è molto migliorata. “Da ora in poi mi impegnerò a darle le medicine ogni giorno” giura Ar-Lang. ”Mio marito non mi aiuta, anzi non vuole nemmeno che la bimba prenda le medicine anche se sa che le fanno bene”, aggiunge sconsolata. Ignoranza e pregiudizi peggiorano la situazione delle comunità afflitte dall’Aids. Ar-Lang ha scoperto di essere sieropositiva solo quando era incinta. “Non ho mai pensato all’Hiv prima di quel momento, non ne sapevo niente”, confessato. La donna, come altri nel suo villaggio, non ha raccontato a nessuno della sua malattia; la sua paura è che gli altri la possano odiare. “Il timore di tutti è di poter essere infettati”, dice Jirapon. Per cancellare i pregiudizi e dare informazioni utili alle persone che vivono nella comunità, il personale del centro medico locale dove lavora Jirapon ha organizzato un incontro con insegnanti, dirigenti, sieropositivi e non. Per Ar-Lang l’idea del seminario “è una buona cosa perché così abbiamo l’occasione di imparare qualcosa in più sull’Hiv”. Sconfiggere l’ignoranza e i pregiudizi è il primo passo per migliorare la vita delle persone sieropositive e per dare speranza alle comunità emarginate.


La Thailandia è stato il paese più colpito dall’epidemia di Aids di fine anni ’80. A metà degli anni ’90 il 10% delle donne nelle città della regione settentrionale erano sieropositive. Ora questa percentuale è scesa all’1%. Nel 2005-2006 i medicinali anti-retro virali sono stati inclusi nel programma sanitario nazionale a favore dei cittadini thailandesi. Nel 2008 erano 14mila i bambini affetti dal virus Hiv. Di questi, circa 6600 ricevevano cure dal sistema nazionale. Il divario tra queste cifre è dovuto alle difficoltà che alcuni gruppi sociali incontrano nell’accesso ai medicinali. Tra questi gruppi ci sono coloro che, come Ar-Lang, fanno parte di etnie minoritarie. A queste persone non è stato consentito di accedere ai test e ai medicinali per l’Aids, ai meccanismi per la prevenzione della trasmissione del virus dalle madri ai figli, per la diagnosi precoce e per la cura dell’Hiv nei bambini. Altri fattori rendono la situazione ancora più drammatica. Queste persone vivono spesso in zone remote da cui è difficile e costoso spostarsi per ricevere cure mediche; la loro libertà di movimento è inoltre ristretta. Ogni gruppo ha la propria lingua e la propria cultura e il sistema sanitario nazionale è rivolto unicamente alle persone di lingua thailandese. Questi gruppi sono infine tra i più poveri del Paese e la loro conoscenza dell’Hiv è limitata.


Oxfam, in collaborazione con il Programma per la prevenzione e la cura dell’Hiv, esegue diagnosi e  fornisce medicinali per le madri in gravidanza e i bambini di queste minoranze. Organizza poi corsi di educazione sessuale e di formazione su temi legati all’Aids. I seminari sono tenuti nella lingua dei partecipanti, che sono accompagnati gratuitamente nei centri medici e negli ospedali dove ricevono anche cibo. Oxfam, inoltre, sostiene e forma i membri del Consiglio d’amministrazione locale e promuove il servizio di visita a domicilio per le persone più in difficoltà. Finora 100 bambini nati da madri non thailandesi sieropositive hanno beneficiato di una diagnosi precoce e 10 bambini con l’Hiv sono stati sottoposti a cure con farmaci anti-retro virali. 150 persone sieropositive hanno frequentato i seminari di informazione e formazione su temi legati all’Aids e 20 persone hanno ricevuto visite domiciliari e consulenza. Grazie a questo lavoro, anche le etnie minoritarie, escluse dal sistema sanitario nazionale, ricevono un sostegno che si rivela vitale.

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