25 Aprile 2016

Bimala Belami

 

Dopo il terremoto, il canale di irrigazione dei campi è andato distrutto e l’acqua è stata contaminata da quella proveniente dalle fognature. Non si poteva nemmeno camminarci vicino. Ci abbiamo lavorato per sette giorni e ora almeno si può passare. Con il tempo concluderemo il lavoro e sarà possibile poter tornare ad utilizzare il canale per irrigare di nuovo i raccolti.

Il lavoro che faccio tutti i giorni a casa è molto più difficile rispetto al lavoro che faccio in questo momento.

Mi piace quello, perché so che è per il bene di tutto il mio paese. Le persone hanno bisogno di irrigare i campi, e so che se non facessi quello che faccio non sarebbero nemmeno in grado di mangiare. Mi piace molto anche perché alla fine verrò pagata molto bene.

Ho già fatto questo tipo di lavoro in passato, spesso quando c’è il monsone si creano frane e ogni volta che questo accade la gente del villaggio si riunisce e costruisce nuovi canali.

Questo villaggio non è come gli altri del Nepal. Gli uomini escono di casa e lasciano fare tutto alle donne, dalle attività manuali a quelle domestiche. Le donne del villaggio sono molto forti e sono indispensabili per il recupero di tutto il paese.

Dopo il terremoto, gli abitanti del villaggio non sapevano cosa avrebbero potuto fare per poter guadagnare di nuovo. Oxfam ha fornito un compenso per il lavoro manuale, e questo è stato molto utile per le donne perché ora, grazie ai loro guadagni, possono provvedere alle loro famiglie.

Sento che il terremoto ha colpito due generi diversi in due modi diversi. Gli uomini si sono preoccupati per il fatto che le loro case sono state distrutte e hanno vagato chiedendosi, “Cosa farò?” Le donne invece hanno dovuto occuparsi dei figli e della casa, perché alla fine, la casa è la loro. Così le donne hanno dovuto lavorare duro per i bambini e la casa.

Stavo guardando la televisione con il mio bambino quando è battuto il terremoto. Improvvisamente è andata via la corrente e il televisore si è spento. La stanza ha cominciato a tremare e guardando fuori dalla finestra mi sono resa conto che era una scossa di terremoto. Ho sceso le scale tenendo con una mano il mio bambino e con l’altra la ringhiera. Non riesco a ricordare tutto, ma mi ricordo che era una sensazione davvero spaventosa.

La mia mente si è bloccata, non riuscivo a pensare ad altro. Mi interessava solo il mio bambino e volevo proteggerlo da qualsiasi cosa. Tutto tremava e la mia mente era completamente insensibile.

La maggior parte delle case sono state distrutte dal terremoto, ma la mia, in cui sono in affitto, era ancora in piedi. Per fortuna non era successo nulla alla mia famiglia.

Credo che il terremoto batterà di nuovo.
Non ho preparato niente se questo accadrà. So solo che se colpirà di nuovo dovrò correre e trovare un posto sicuro dove stare, un rifugio sicuro in cui vivere, e prendermi cura di mio figlio.

Non conosco il processo scientifico che causa il terremoto, so solo che ci sono delle placche sotto terra e quando si scontrano c’è un terremoto.

Ho intenzione di risparmiare un po’ di soldi che sto guadagnando per mandare a scuola i miei figli e per riparare casa.

Vi prego di continuare ad aiutare il nostro paese con i vostri programmi umanitari. Soprattutto per le donne.

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