Quando si parla di disparità di genere sembra che sia un elemento sociale che esiste da sempre impossibile da eliminare. Eppure, lentamente, si diffonde sempre più consapevolezza rispetto all’importanza di capire come definirla e studiare le sue diverse declinazioni. In questo articolo forniamo delle chiavi di lettura per riconoscere e contrastare alcune disparità di genere che nel mondo impattano la vita di donne e persone non binarie.
Disparità di genere economica
La disuguaglianza di genere è un fenomeno complesso, le cause che ne sono alla base sono molteplici. Secondo uno studio del 2015 delle Nazioni Unite, circa due terzi dei 781 milioni di persone adulte analfabete nel mondo sono donne, una proporzione rimasta stabile negli ultimi due decenni. Non avere accesso a un’istruzione è la prima forma di discriminazione e di limitazione del potenziale di sviluppo della donna per raggiungere l’indipendenza economica. Secondo i dati del 2028 del World Bank Group, in 104 paesi ci sono leggi che discriminano economicamente le donne e in 18 paesi, i mariti possono legalmente vietare alle mogli di lavorare E quando sono inserite nel mondo del lavoro a discriminarle vi è il tema del gender pay gap: in Europa, in media, le donne sono pagate il 22% in meno degli uomini che svolgono la stessa mansione (Eurostat, Gender pay gap statistics, 2022). Attualmente, le donne costituiscono il 75% della forza lavoro che fornisce servizi essenziali di assistenza sanitaria, eppure per una donna che lavora nella sanità o nel sociale ci vogliono 1.200 anni per guadagnare quanto in un anno percepisce, in media, l’Amministratore Delegato di una delle 100 imprese più grandi della lista Fortune. Si parla di “tetto di cristallo” una espressione usata per indicare una barriera invisibile, ma solida e difficile da rompere che blocca l’accesso delle donne alle posizioni apicali nelle organizzazioni economiche e nelle istituzioni. I dati provenienti da 141 paesi mostrano che le donne costituiscono solo 3 milioni (35,5%) dei membri eletti negli organi deliberativi locali. Solo tre paesi hanno raggiunto la quota del 50% di presenza femminile nei governi locali, e altri 22 paesi hanno poco più del 40% di donne nei governi locali.
Dalla disuguaglianza alla violenza di genere
La violenza contro le donne e le ragazze assume molte forme diverse, tra cui violenza domestica, aggressioni sessuali e molestie, matrimoni precoci e forzati, tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, i cosiddetti “crimini d’onore” e la mutilazione genitale femminile. Le radici di questa violenza sono da ricercare in rapporti asimmetrici di potere tra uomini e donne, che donne, ragazze e bambine affrontano lungo tutto il corso della loro vita, dalla fanciullezza alla vecchiaia, e sono alimentate da stereotipi ben radicati nelle nostre società e da una predominante cultura patriarcale. Molti autori di tali violenze credono che agire in modo violento verso donne e ragazze sia un comportamento normale o appropriato. Di conseguenza, ritengono di poter commettere atti violenti senza incorrere in disapprovazione. Non sorprende quindi che, nel mondo, una donna e una ragazza su tre vivrà un episodio di violenza o un abuso nel corso della sua vita. Un fenomeno purtroppo ben presente anche in Italia, dove le azioni di contrasto alla violenza contro le donne mancano di risorse stabili e di un approccio sistemico da parte delle istituzioni: basti pensare agli ostacoli che tuttora persistono per le donne in situazioni di violenza nell’accesso alla giustizia, e alla mancanza di procedure trasparenti per garantire stanziamenti adeguati ai Centri antiviolenza (CAV). Lo spiega bene il Report delle “Organizzazioni della società civile italiana per la CEDAW, Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, pubblicato a gennaio 2024 coordinato da D.i.Re Donne in rete contro la Violenza.
Conseguenze sociali delle disparità di genere
Se l’obiettivo numero cinque dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite punta all’uguaglianza di genere, il numero quattro parla dell’accesso a percorsi di istruzione scolastica di qualità. Secondo l’Unicef, si tratta di un diritto dal quale sono escluse circa 129 milioni di ragazze e giovani donne. Questo gender gap nell’istruzione e nella formazione professionale rimane e blocca un potenziale sviluppo e rappresenta una delle prime forme di violenza che le bambine e le ragazze subiscono. La violenza, infatti, si manifesta anche con diverse forme, spesso culturalmente approvate nei contesti sociali di riferimento.
Spose bambine
Circa 650 milioni di donne, ancora oggi, sono state sposate quando erano ancora bambine. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, più di una su tre è stata sposata prima dei 15 anni.
Mutilazione genitale femminile
Il Rapporto “Female Genital Mutilation” di Unicef riporta che 230 milioni di donne e ragazze hanno subito la mutilazione genitale femminile, la maggior parte prima dei cinque anni.
Tratta di esseri umani
Le donne e le ragazze insieme rappresentano il 71% di tutte le vittime di tratta di esseri umani rilevate a livello globale, tre su quattro dei minori vittima di traffico di esseri umani sono ragazze.
Stereotipi e disparità di genere nella lingua
«La lingua è un potente strumento per plasmare la realtà anche in termini di inclusione e discriminazione, uguaglianza e disuguaglianza tra generi». Parliamo anche della disparità di genere nella lingua che approfondiamo con le parole di Chiara Foppa Pedretti nell’articolo di Hella Network Maschile, femminile, neutro. Parità, in tutte le lingue del mondo. Nel testo, si approfondisce come il lavoro di traduttori e traduttrici sia influenzato da stereotipi di genere nel momento in cui bisogna tradurre parole, soprattutto professionali, che in lingua inglese sono neutre. Oggi, grazie al lavoro di chi studia la lingua e interseca i translation studies con i gender studies, sappiamo che se mancano le parole giuste per accogliere tutte le persone, si rischia di continuare a diffondere stereotipi e il cambiamento fa più fatica a realizzarsi. Quindi, senza le parole giuste, non ci può essere uguaglianza sociale e quindi di genere.
Cosa si può fare per migliorare la parità di genere
Il nostro attuale sistema economico è un’arma silenziosa che danneggia quotidianamente donne, ragazze e persone non binarie a favore di una piccola élite di persone, principalmente bianche e maschi. La privatizzazione dei servizi pubblici, la riduzione della protezione sociale e la diminuzione dei finanziamenti per le organizzazioni femministe e per i diritti delle donne sono solo alcuni esempi di scelte politiche che impattano fortemente sulla vita delle donne, delle ragazze e delle persone non binarie; la loro autonomia, i loro diritti, il loro benessere e persino la loro sicurezza di base. Questo succede già in situazioni di normalità e peggiora esponenzialmente in situazioni di conflitto. A Gaza, per esempio, il 70% delle vittime sono donne e bambini. Ecco cosa propone Oxfam per contrastare la disuguaglianza e per promuovere l’avanzamento e la realizzazione della giustizia di genere:
- Investimenti pubblici in infrastrutture sociali che permettano di ridurre il lavoro di cura a carico delle donne e incrementino l’occupazione femminile.
- Adozione da parte del settore pubblico e privato di politiche volte alla realizzazione delle pari opportunità del proprio personale quali ad esempio misure di condivisione vita e lavoro, il reclutamento gender neutral, la parità salariale e il degno salario.
- Sostegno tecnico e finanziario ai movimenti femministi, alle associazioni di donne e persone LGBTQI+ per garantire l’esercizio dei loro diritti in contesti sicuri e liberi da ogni forma di discriminazione.
- Definizione di efficaci politiche e adeguati finanziamenti per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere.
- Adozione di politiche e strumenti per la parità di genere nelle scuole e per combattere discriminazioni e stereotipi sin dai primi anni di vita.
Con Oxfam contro la disparità di genere
A Oxfam, crediamo fermamente nel potenziale di sviluppo che deriva dal rompere le barriere all’empowerment sociale, economico e politico delle donne, e dall’eliminazione di tutte quelle forme, esplicite o implicite, di disuguaglianza e sfruttamento. Un futuro di uguaglianza è un futuro in cui a tuttə considerando i bisogni specifici di donne e persone LGBTQIA+, sia assicurato il godimento dei loro pieni diritti e la conduzione di una vita libera da discriminazioni, violenza e oppressione.