9 Novembre 2023

Gaza: perche’ l’unica soluzione è il cessate il fuoco

 

Corridoi umanitari o tregue temporanee non sono sufficienti. Un cessate il fuoco immediato è l’unica risposta possibile per Gaza.

In questo momento, le bombe continuano a cadere incessantemente su Gaza. A poco più di un mese dall’inizio del conflitto tra Israele e Gaza, si stima che le vittime tra i palestinesi siano più di 10.000, i due terzi rappresentati da donne e bambini. I feriti sono più di 24.800. Le vittime israeliane sono 1.431, mentre i feriti registrati sono 5.400. Attualmente, 238 cittadini israeliani e persone di altre nazionalità sono ancora trattenuti come ostaggi. Gli sfollati dentro la Striscia hanno superato la drammatica soglia di 1.5 milioni.

All’interno di questa drammatica cornice nessun luogo è sicuro: scuole, ospedali, edifici sono sovraffollati e costantemente esposti ai bombardamenti. A rendere il quadro ancora più tragico influiscono la mancanza di acqua, cibo, carburante e medicine. Con un terzo degli ospedali ormai inoperativi, molti leader internazionali sollecitano una pausa umanitaria e la creazione di corridoi o zone sicure. Ma cosa implicano queste proposte e perché Oxfam e altre organizzazioni non le supportano?

Quello che resta dei grattacieli residenziali nel comune di Al Zahara, nella Striscia di Gaza. Sono almeno 25 gli edifici di questo tipo ridotti in macerie.
Quello che resta dei grattacieli residenziali nel comune di Al Zahara, nella Striscia di Gaza. Sono almeno 25 gli edifici di questo tipo ridotti in macerie. Credits: Alef Multimedia Company/ Oxfam

PAUSA UMANITARIA, CORRIDOIO, ZONA SICURA: COSA SIGNIFICANO?

  • In un conflitto, una pausa umanitaria è una tregua temporanea che consente alle persone di lasciare una zona, o di far arrivare aiuti umanitari o beni di prima necessità.
  • Un corridoio umanitario è un tragitto o un percorso che, nel rispetto di una o più parti in conflitto, viene dichiarato off limits da possibili attacchi, per un determinato periodo di tempo, per consentire il passaggio sicuro e la fuga dei civili o di aiuti umanitari.
  • Una “zona sicura” è un’area designata in cui le parti coinvolte dichiarano l’esclusione da attacchi e combattimenti. La sorveglianza di tale area può essere affidata a terze parti, come le forze di pace delle Nazioni Unite.

PERCHE’ OXFAM NON CHIEDE PAUSE UMANITARIE, CORRIDOI O ZONE SICURE?

Ci sono quattro motivi fondamentali:

  • Il diritto internazionale protegge i civili in zone di guerra.
    È illegale prendere di mira i civili. È illegale distruggere edifici e beni necessari alla sopravvivenza. È illegale non permettere la fornitura di aiuti come acqua, cibo, medicine. Lo dice il diritto umanitario internazionale. Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est sono riconosciuti dalla comunità internazionale come territorio occupato: così come dal governo italiano, dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, dalla Corte Internazionale di Giustizia. Israele è considerata “potenza occupante” secondo il diritto umanitario internazionale: ha quindi l’obbligo legale di garantire il benessere della popolazione di Gaza. Dovrebbe quindi permettere l’ingresso degli aiuti e garantire il passaggio dei civili attraverso i valichi israeliani: Erez e Kerem Shalom.
  • Sono strumenti fragili, non disciplinati dal diritto internazionale.
    Non esistono leggi specifiche che disciplinano i corridoi umanitari o le zone sicure: si tratta di accordi volontari. A volte sono dichiarazioni unilaterali, o prevedono standard minimi, e sono quindi violabili. Nonostante la dichiarazione di un corridoio umanitario, possono quindi verificarsi attacchi mettendo a rischio civili e operatori umanitari.
  • Possono rappresentare un rischio per i civili.
    L’esperienza di Oxfam nei conflitti di tutto il mondo è che queste misure possono talvolta mettere i civili a maggior rischio. In un contesto di guerra, sia civili che militari spesso non sono in grado di accedere a informazioni affidabili. Si diffondono voci e disinformazioni sul fatto che questa o quella “zona sicura” sia dichiarata area demilitarizzata: spesso non è vero, e il pericolo per chi vi accede è molto alto. Sebbene un corridoio possa essere designato per un periodo specifico, la mancanza di comprensione e condivisione completa della scadenza può generare confusione tra i civili, mettendoli a rischio. Inoltre, governi e gruppi armati potrebbero abusare di tali corridoi per il movimento di truppe o forniture militari, occultando la presenza di combattenti tra la popolazione civile nelle zone dichiarate sicure.
  • La popolazione palestinese in particolare non ha fiducia in questi strumenti.
    I palestinesi hanno affrontato ripetuti sfollamenti sin dalla fondazione di Israele nel 1948, quando molti furono costretti a lasciare le proprie case per rifugiarsi in altri paesi, nella Cisgiordania o a Gaza. Le guerre successive del 1967 e del 1973 li hanno nuovamente costretti a spostarsi. Timori basati non solo sull’esperienza del passato – a causa dei ripetuti sfollamenti avvenuti fin dalla fondazione di Israele – ma basati anche su alcune recenti dichiarazioni di esponenti del Governo di Israele e alcuni documenti ufficiali resi pubblici dalla stampa.
Vetri rotti nella casa dello staff a causa dei bombardamenti israeliani.
Vetri rotti nella casa dello staff a causa dei bombardamenti israeliani. Credits: Omar Ghrieb/Oxfam

COSA CHIEDE OXFAM?

Oxfam, insieme a molte organizzazioni umanitarie, ritiene che il cessate il fuoco sia l’unico modo per prevenire ulteriori morti, salvare il massimo numero possibile di vite, garantire la sicurezza degli operatori umanitari e, al contempo, facilitare la consegna degli aiuti necessari alla popolazione.

Con il perdurare dei bombardamenti e il lancio di razzi, la distribuzione degli aiuti in aree vicine a zone di combattimento diventa impraticabile senza compromettere la sicurezza di civili e operatori umanitari. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Palestinesi (UNRWA) riferisce di aver perso più di 70 membri del suo staff nelle ultime tre settimane. È irrealistico attendersi che i nostri operatori, i partner, le organizzazioni nazionali e altre agenzie umanitarie possano effettuare la distribuzione degli aiuti in un contesto in cui le bombe continuano a piovere. Senza un immediato cessate il fuoco, aumenteremo il pericolo per gli operatori umanitari e la popolazione civile. Il cessate il fuoco è un prerequisito fondamentale per avviare i colloqui di pace e affrontare in modo efficace le radici profonde del conflitto.

Dedica un minuto del tuo tempo e unisciti a migliaia di persone che chiedono un cessate il fuoco immediato. Centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini innocenti non possono aspettare. Fallo ora.

FIRMA ORA

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

unisciti a noi!

    informativa sul trattamento dei miei Dati Personali e di prestare il mio consenso (che potrò in ogni caso successivamente revocare) all’utilizzo dei miei dati personali.*

    L’assedio su Gaza rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria

    A GAZA È CATASTROFE UMANITARIA

    AIUTA CHI HA PERSO TUTTO

    dona ora