12 Giugno 2025

Dall’Egitto, l’appello dei bambini di Gaza: “Vogliamo vivere in pace”

 

Durante la nostra recente missione al valico di Rafah, come delegazione AOI, abbiamo scelto di visitare il progetto educativo “Piramidi di Speranza” al Cairo, per ascoltare da vicino le storie dei bambini palestinesi sfollati e osservare un esempio concreto di risposta educativa e psicosociale al di fuori della Striscia di Gaza.

Nato per rispondere alle urgenti necessità di bambine e bambini fuggiti dal conflitto, il progetto è gestito da volontari originari di Gaza e sostenuto attraverso risorse private. Molti dei minori accolti vivono in una condizione di forte precarietà, spesso privi di documenti ufficiali, segnati da traumi legati alla guerra, allo sradicamento e alla perdita. In questo contesto, l’educazione si intreccia a un bisogno profondo di sicurezza, stabilità emotiva e relazioni significative: lo spazio diventa così un punto di riferimento per ricostruire fiducia e quotidianità.

“Qui, il cuore di un bambino parla a colori.”

Molti bambini arrivano nei centri profondamente segnati dai traumi. Come racconta uno degli psicologi che li accompagna nel percorso di cura, spesso sono i disegni — più che le parole — a parlare per loro. Un bambino di sei anni, con tratti vivaci e colori accesi, ha scritto accanto al suo disegno: “Qui, il cuore di un bambino parla a colori.

Attraverso l’arte, questi bambini riescono a elaborare emozioni complesse, trovare conforto e lanciare un messaggio semplice e universale: vogliono vivere in pace, come tutti i bambini del mondo. Hana* una bambina di straordinaria sensibilità artistica, ha realizzato disegni che cambiano significato a seconda della prospettiva: volti che si trasformano in paesaggi, simboli di una realtà frammentata ma ancora piena di speranza. In altri lavori compaiono chiavi di case perdute o mappe della Palestina macchiate di rosso, segni forti di un legame profondo con la propria terra, anche quando questa è stata stravolta dalla violenza. Ogni disegno è un frammento di vissuto, ma anche un atto di resistenza: l’espressione di un desiderio incrollabile di tornare a essere bambini.

Disegno della chiave di casa di un bambino di Gaza sfollato in Egitto. Credit: Oxfam Italia
Disegno della chiave di casa di un bambino di Gaza sfollato in Egitto. Credit: Oxfam Italia

Senza status né protezione

Non avendo documenti validi, i bambini palestinesi non possono iscriversi alle scuole pubbliche egiziane, ma solo seguire la didattica online della scuola palestinese di Ramallah, una soluzione che però non è sempre efficace, soprattutto per i più piccoli, nè accessibile, per mancanza dei mezzi tecnologici necessari.

Nato come scuola estiva, il progetto ha visto una rapida crescita, arrivando a coinvolgere migliaia di minori in pochi mesi. Sebbene i numeri siano significativi, l’accesso resta limitato e non tutti riescono a usufruirne. Rimane tuttavia un esempio concreto di come la società civile, anche in condizioni estremamente precarie, possa costruire spazi sicuri e inclusivi per i più vulnerabili.

Questi bambini rappresentano le oltre **54.000 vite spezzate nella Striscia di Gaza e le migliaia di bambini ancora imprigionati nel brutale assedio imposto da Israele. Si stima inoltre che oltre 1 milione di bambini a Gaza ha urgente bisogno di sostegno per la salute mentale e il benessere psicosociale***. Sono volti che i nostri operatori incontrano ogni giorno sul campo, impegnati a offrire protezione attraverso attività di supporto psicosociale e programmi di tutela, per difendere i loro diritti e costruire un presente nonostante le difficoltà.

Disegno di una bambina di Gaza sfollata in Egitto. Credit: Oxfam Italia
Disegno di una bambina di Gaza sfollata in Egitto. Credit: Oxfam Italia

Un futuro di pace è possibile, insieme possiamo costruirlo

Le voci di questi bambini, cariche di dolore ma anche di speranza, raccontano le profonde ferite causate dal conflitto e lanciano un appello inequivocabile: vogliamo vivere in pace.

Ribadiamo con forza l’urgenza di un cessate il fuoco immediato e duraturo, condizione imprescindibile per garantire protezione, accesso ai servizi essenziali e la possibilità di costruire un futuro dignitoso per le nuove generazioni. La comunità internazionale ha la responsabilità collettiva di rispettare il diritto internazionale umanitario, tutelare i diritti dei minori e mettere fine a questa spirale di violenza che priva i bambini del loro diritto più fondamentale: vivere e crescere in sicurezza e serenità. Le voci di questi bambini sono un monito e un invito all’azione per tutti noi, affinché il conflitto cessi una volta per tutte.

È una nostra responsabilità collettiva fermare questa tragedia: bambini, donne e uomini vulnerabili non possono più attendere. Unisciti a migliaia di persone per chiedere un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e in tutta la regione.

Firma e condividi la petizione per chiedere la protezione dei civili ORA

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*Nome di fantasia volto a tutelare il minore
**Fonte: OCHA
***Fonte: OCHA, Gaza Strip – Reported Impact Snapshot, 4 giugno 2025 (dati UNICEF)

 

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