Vivere con l’angoscia di uno sfratto, sentirsi esclusi perché “stranieri”, accettare soluzioni abitative precarie o degradanti: sono solo alcune delle vulnerabilità che colpiscono un numero crescente di persone nelle città italiane. La questione casa si è trasformata in una crisi abitativa strutturale, su cui è urgente intervenire.
LE CAUSE DELLA CRISI ABITATIVA
Un graduale disinteresse e disinvestimento del pubblico nelle politiche abitative, che negli ultimi 40 anni sono state di fatto lasciate sempre più alla mercé della regolamentazione autonoma del mercato, ha favorito la rendita finanziaria e immobiliare, a fronte di un indebolimento delle politiche di welfare a tutela del diritto all’abitare, con le nefaste conseguenze sociali che oggi osserviamo.
“CARO AFFITTI” E TURISTIFICAZIONE DELLE CITTÀ
In un Paese come il nostro in cui, diversamente dal resto d’Europa, vi è una forte propensione alla proprietà della casa, la crisi abitativa colpisce soprattutto il mercato degli affitti, con una forte correlazione tra le persone che vivono in affitto e l’incidenza della povertà assoluta.
Il disagio abitativo colpisce oggi in Italia circa un milione e mezzo di persone (ovvero il 5,3% delle famiglie italiane) e il canone di locazione pesa in media oltre 1/3 sul reddito familiare.
Gli investimenti per ampliare e gestire il patrimonio di edilizia residenziale pubblica sono sempre più scarsi. Il mercato dell’housing sociale resta insufficiente rispetto alla domanda e manca di un quadro normativo chiaro e uniforme che ne tuteli la funzione primaria. A questo si aggiungono due fenomeni: la crescente “turistificazione” degli spazi urbani e la “gentrificazione”, ovvero la trasformazione dei quartieri popolari in aree per residenti con redditi più alti.
Le città cambiano natura: da luoghi dell’abitare diventano beni da promuovere e vendere. I benefici vanno a pochi. I costi li pagano i residenti, soprattutto le fasce meno abbienti. Per loro, il costo della vita diventa insostenibile. Le locazioni a lungo termine si riducono drasticamente.
In controtendenza rispetto a una domanda di casa ampiamente inevasa c’è poi il dato sui vuoti, ovvero il numero di abitazioni non utilizzate e non concesse in locazione: 6 milioni in tutta in Italia, circa l’11% del totale. Un dato che indica, come segnalato dagli esperti del settore, che il mercato degli affitti non è saturo ma bloccato.
L’AGGRAVANTE DELL’ESSERE STRANIERI
Nel rapporto Diritto alla casa. Non per tutti, che abbiamo curato insieme ad Agevolando, analizziamo l’impatto della crisi abitativa su giovani — italiani e stranieri — in uscita da percorsi di accoglienza o affidamento. Privati di una rete familiare e di garanzie, affrontano enormi difficoltà nell’avviare un percorso di autonomia, ostacolato dalla mancanza di un alloggio dignitoso. Una condizione condivisa anche da altri giovani, come studenti, coppie e lavoratori precari, spesso esclusi dal mercato abitativo. Per chi è straniero, il problema si aggrava a causa di un razzismo ancora diffuso, come confermano le testimonianze raccolte nel rapporto.
“Le faremo sapere”, è l’esito ormai quasi scontato con cui si chiude qualsiasi tentativo di interlocuzione per un affitto sul mercato privato: la disponibilità di case si vanifica nel momento in cui l’identikit del potenziale locatario svela l’origine straniera. “Eppure io lavoro, pago le tasse, sto dando il mio contributo al Paese ma non riesco a trovare un luogo dove vivere. Lavoro, ma che senso ha se non ho un posto dove dormire?” è la disarmante domanda emersa in una delle tante interviste realizzate nel rapporto.
Ed è così che questi ragazzi restano abbandonati a sé stessi, anche coloro che hanno affrontato il percorso di integrazione su cui si è investito durante la loro permanenza nelle strutture di accoglienza.
Ma la casa non può essere un privilegio. Per loro e per tutte le persone che oggi in Italia non riescono ad accedere a un’abitazione, serve un rilancio delle politiche pubbliche a tutela del diritto alla casa, perché la casa è un bene primario e molto di più.
“La felicità non è un posto in cui arrivare, ma una casa in cui tornare”, recita un proverbio arabo.
RILANCIARE LE POLITICHE PUBBLICHE SULL’ABITARE
In sintonia con le analisi e le raccomandazioni politiche del Social Forum dell’Abitare, chiediamo quindi alle forze politiche e al Governo – del cui Piano Casa più volte sbandierato non si sa ancora quale sia lo stato di avanzamento né tanto meno i contenuti – un rilancio delle politiche abitative.
Queste le nostre istanze principali:
- l’incremento di investimenti pluriennali a sostegno dell’edilizia residenziale pubblica, per porre fine alle politiche di dismissione degli immobili pubblici e sostenere il recupero, la riqualificazione e la riconversione del patrimonio pubblico da destinare all’edilizia residenziale pubblica e sociale;
- la promozione delle partnership pubblico-private per interventi di social housing, ma con un più forte potere di indirizzo e controllo da parte del pubblico;
- la promozione delle Agenzie Sociali per la Casa e il rifinanziamento dei fondi di sostegno alla locazione e alla morosità incolpevole, canalizzando le risorse in un sistema che affronti i nodi strutturali dell’emergenza abitativa e non si configuri come un sussidio a copertura delle attuali disfunzioni del mercato delle locazioni;
- incentivi per il recupero e la riconversione del patrimonio privato inutilizzato o sottoutilizzato, anche recuperando spazi per l’abitare in zone interne o periferiche, purché condizionati da una concomitante riqualificazione dei servizi connessi;
- la regolamentazione degli affitti brevi, affinché non impattino sulla riduzione dell’offerta di locazioni a lungo termine;
- il rafforzamento delle politiche di integrazione che permettano alle comunità locali di aprirsi alla popolazione straniera presente sui propri territori, facilitando la conoscenza reciproca e rafforzando la fiducia e il grado di coesione sociale, prerequisiti fondamentali per una maggiore integrazione anche abitativa delle persone migranti.
Si tratta di misure non più rinviabili, quanto di una risposta strutturale a un problema che sta condizionando il quotidiano di sempre più persone, per un abitare che dia dignità alla vita di ciascuno.




