20 Agosto 2024

LE PAURE DI UNA MADRE A GAZA

 

Tutto è finito bruscamente. All’improvviso ho perso la mia casa, il mio lavoro e tutto ciò che possedevo.

Wafa e i suoi quattro figli vivono da mesi in un campo per sfollati ad Al-Mawasi, dopo che la loro casa è stata distrutta. Con la casa rasa al suolo, Wafa ha dovuto abbandonare il lavoro che amava. Oggi è tormentata dall’ansia per il futuro dei suoi bambini, che stanno perdendo l’infanzia, l’istruzione e la salute. Aveva investito molto nel suo lavoro ed era orgogliosa dei risultati ottenuti. Ma con l’escalation, la sua vita è cambiata radicalmente.

“Vivere in una tenda non è una condizione dignitosa e non è adatta alla vita di un essere umano. La tenda non offre né il comfort né la protezione necessari: è molto fredda in inverno e caldissima in estate” racconta Wafa

SENZA UNA CASA IN CUI TORNARE

Quando l’occupazione si è ritirata da Khan Younis e le operazioni militari sono terminate, siamo tornati a casa nostra, ma l’intera abitazione era distrutta. In passato, avevo sempre sperato che avremmo potuto tornare e recuperare ciò che avevamo perso. Tuttavia, vedere la nostra casa ridotta in macerie mi ha fatto sprofondare nella disperazione. In quel momento, ho capito quanto tutto fosse andato perduto e sono crollata.

Wafa posa fuori dalla sua tenda ad Al Mawasi. Foto: Alef Multimedia Company/Oxfam
Wafa posa fuori dalla sua tenda ad Al Mawasi. Foto: Alef Multimedia Company/Oxfam

LE MALATTIE SI DIFFONDONO RAPIDAMENTE

Wafa è particolarmente angosciata per la salute dei suoi bambini. “Ho un figlio piccolo, di due anni” racconta, “e ho notato dei gonfiori causati da punture di insetti, alcuni dei quali velenosi.” Con l’arrivo del caldo estivo, le notti di Wafa sono piene di preoccupazione; non riesce a dormire e controlla costantemente i letti dei bambini.

La situazione è ulteriormente complicata dalla salute precaria di suo figlio, che ha contratto l’epatite a causa della mancanza di igiene e delle condizioni precarie. Wafa, disperata, si chiede: “Noi e i nostri figli continueremo a vivere in queste condizioni? Come possiamo garantire la loro salute?” La sua angoscia è palpabile mentre cerca risposte a queste domande.

Con il 70% delle pompe per lo smaltimento delle acque reflue fuori servizio e i rifiuti accumulati ovunque, gli insetti proliferano e le malattie, causate dalla scarsa igiene e dall’uso di acqua contaminata, sono in aumento. Ad Al-Mawasi, insieme ai nostri partner sul campo, abbiamo installato cisterne, distributori d’acqua e latrine. Tuttavia, come racconta Wafa, queste misure non sono più sufficienti a far fronte all’enorme afflusso di sfollati, che continua a crescere.

Oxfam e la Palestinian Environment Friends Association hanno fornito e installato bagni progettati in base alle necessità specifiche della zona. Hanno inoltre messo a disposizione cisterne per la conservazione dell’acqua, sufficienti a soddisfare le esigenze dell’intero campo. Ma con l’invasione di Rafah  e il continuo sfollamento di persone verso Al Mawasi,  ci siamo trovati circondati da persone sfollate. Persone bisognose d’acqua,   Persone bisognose di un posto dove vivere.  Persone che hanno bisogno di un bagno.  Quando eravamo vicini a risolvere il   problema della mancanza di acqua e bagni, il numero di sfollati è raddoppiato.

Wafa attinge l’acqua da uno dei punti di distribuzione che abbiamo installato nel campo di Al Mawasi. Foto: Alef Multimedia Company/Oxfam
Wafa attinge l’acqua da uno dei punti di distribuzione che abbiamo installato nel campo di Al Mawasi. Foto: Alef Multimedia Company/Oxfam

LE SCUOLE SONO DISTRUTTE

Wafa racconta con tristezza: “I miei figli sono in età scolare, ma hanno dimenticato cosa significhi andare a scuola e portare uno zaino. La loro vita ora consiste nell’andare a prendere la legna e aiutarmi con il fuoco.” Considera la crisi dell’istruzione come uno dei più gravi disastri provocati dalla guerra.

La situazione è drammatica: dall’inizio dell’escalation a oggi, sono morti più di 9.200 studenti e studentesse, e oltre 625.000 ragazzi e ragazze non possono più andare a scuola. Nonostante tutto, Wafa e la sua famiglia cercano di mantenere la speranza. “Ci siamo abituati al disastro in cui viviamo,” dice, “ma facciamo del nostro meglio per dire loro che la vita tornerà e che la guerra finirà.

IL TUO SOSTEGNO È FONDAMENTALE

Tu, in questo momento di grave emergenza, puoi fare la differenza tra la vita e la morte per le migliaia di persone che sono intrappolate nella Striscia senza un posto dove fuggire per mettersi in salvo. Questi civili innocenti stanno pagando un prezzo altissimo.

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