Per sette lunghi mesi, il villaggio di Deir Mimas, nel sud del Libano, ha vissuto senza acqua né elettricità. L’unico generatore municipale della cittadina è stato distrutto da un attacco israeliano durante la guerra di 66 giorni del 2024 contro il Libano, condannando la comunità a vivere gli effetti della guerra anche ben oltre il cessate il fuoco.
Quando l’acqua diventa un lusso
Dopo l’attacco, tutte le 150 case di Deir Mimas hanno dovuto fare affidamento sul trasporto d’acqua da un ruscello vicino, organizzato dal comune. Chi poteva permetterselo pagava fino a 10 dollari per appena dieci galloni – un prezzo esorbitante in un Paese già alle prese con gravi difficoltà economiche e in un villaggio occupato dalle forze israeliane.

Per chi non poteva affrontare la spesa, l’acqua era razionata a una volta a settimana o anche meno. Senza accesso a una fornitura d’acqua affidabile, gesti quotidiani di base come lavarsi le mani e cucinare diventavano una lotta che scandiva ogni momento della giornata.
Senza acqua non c’è vita
La crisi ha costretto molte famiglie a fuggire, non solo a causa dei bombardamenti, ma perché sopravvivere senza acqua era impossibile.
La mancanza d’acqua non era solo un disagio, ma una questione di sopravvivenza e dignità. Le famiglie facevano la doccia secondo orari rigidi, razionando ogni goccia. Le cure mediche erano inaccessibili poiché farmacie e ospedali erano chiusi.
Sempre più persone hanno dovuto abbandonare le proprie case per cercare condizioni di vita dignitose. Molti residenti sono tornati a Deir Mimas il giorno stesso del cessate il fuoco, ma al loro rientro hanno scoperto che dell’acqua e dell’elettricità non c’era ancora traccia.

La vita di chi resta indietro
Awad non ha potuto lasciare Deir Mimas quando è scoppiata la guerra: non aveva un altro posto dove andare, e aveva costruito lì tutta la sua vita.
Per sette mesi non c’è stata acqua. Non avevamo serbatoi né condutture. Facevamo affidamento gli uni sugli altri e sul trasporto d’acqua dal ruscello. Trasportavo 2.000 litri ogni settimana, solo per poterci lavare, fare la doccia e sopravvivere.
Hiyam, moglie di Awad, spiega che la sua vita è cambiata durante la guerra: a un certo punto lei e la sua famiglia hanno dovuto nascondersi in casa mentre le forze israeliane entravano nel villaggio e cominciavano a distruggere alberi e abitazioni.
Sua nuora, incinta all’epoca, non ha avuto accesso a nessun servizio medico poiché il villaggio e le aree circostanti erano pesantemente bombardati.

Poi è tornata la speranza
Oxfam è intervenuta nel villaggio di Deir Mimas per riparare il generatore distrutto, ripristinando l’acqua e l’elettricità.
Quando abbiamo ricevuto il generatore, abbiamo avuto l’acqua per la prima volta dopo mesi. Eravamo felicissimi. Per noi, l’acqua era più importante dell’elettricità,” racconta Awad.

Le famiglie non hanno più dovuto sostenere il peso economico del costoso trasporto d’acqua, e il ritorno di questo bene essenziale ha incoraggiato le famiglie sfollate a tornare a casa e a ricominciare a ricostruire le proprie vite.
Gli effetti della guerra non spariscono quando le bombe smettono di cadere. Non è possibile ricominciare a vivere una vita normale quando delle case e delle infrastrutture vitali restano solo macerie.
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