12 Marzo 2014

Tre anni di guerra in Siria

 
Um Mustaffa con il nipotino Mohammed nella tenda dove vive con la famiglia. Credits: Oxfam
Um Mustaffa

OLTRE 100.000 VITTIME. 2.500.000 PROFUGHI. 9.300.000 CITTADINI IN EMERGENZA.

Dopo 3 anni di conflitto, un sondaggio di Oxfam rivela che la maggioranza dei profughi siriani non ha speranza di tornare in patria. Urgente far ripartire il processo di pace a Ginevra e garantire l’arrivo degli aiuti dando seguito al più grande appello umanitario delle Nazioni unite.


Dal sondaggio che Oxfam ha condotto su un campione di 151 famiglie, per un totale di 1.015 individui, risulta che il 65% dei profughi intervistati non ha speranza di tornare a casa. La stragrande maggioranza esprime il desiderio fortissimo di volerlo fare, ma solo un terzo ha fiducia che ciò possa accadere, pur non sapendo (per il 78%) dire quando e come.


A tre anni dall’inizio della guerra civile, è urgente l’impegno della comunità internazionale per porre fine alla crisi e consentire a rifugiati nei paesi vicini e sfollati all’interno della Siria di ritornare a casa ed iniziare a ricostruire la propria vita. I paesi al confine con la Siria hanno dimostrato grande generosità, offrendo senza riserve un posto sicuro ai siriani in fuga dalla guerra, ma il numero dei profughi è arrivato a 2,5 milioni e la pressione sui servizi essenziali è ormai insostenibile.

“Dalle interviste fatte, capiamo che centinaia di migliaia di persone vivono in una sorta di limbo, lottano ogni giorno per la sopravvivenza, non hanno idea di cosa gli riservi il futuro – dice Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Una situazione insostenibile che deve finire. La comunità internazionale, ora più che mai, deve usare ogni mezzo per fermare una guerra che è già costata oltre 100.000 morti. I negoziati di pace devono riprendere al più presto e portare a reali e duraturi risultati. Solo così i siriani potranno tornare a pensare di avere un futuro.”

Sull’emergenza siriana l’ONU ha lanciato il più grande appello della storia, chiedendo 6,5 miliardi di dollari. In gennaio, nel corso della conferenza dei donatori nel Kuwait sono stati espressi impegni per 2,3 miliardi di dollari di aiuti ma per adesso solo il 12% (768 milioni di dollari) è arrivato a destinazione. Le analisi di Oxfam dimostrano chiaramente che senza un’adeguata risposta umanitaria da parte dei paesi donatori, i siriani, sia dentro il paese che rifugiati nei paesi vicini, rimarranno senza cibo e acqua, riparo, cure mediche e istruzione.

Servono piani di lungo termine, perché anche se la guerra finisse domani i siriani avranno ancora bisogno di aiuti per anni. – ha aggiunto Sansone -Esortiamo i paesi donatori ad unirsi all’appello delle Nazioni Unite per garantire al popolo siriano l’assistenza umanitaria di cui ha bisogno, sia all’interno della Siria che nei paesi vicini. In particolare, è necessario un sostegno significativo nei paesi limitrofi; in paesi come Giordania e Libano scuole e ospedali non riescono più a rispondere alle richieste dei rifugiati che rappresentano un quarto della popolazione totale.

Abu Mustaffa, padre di sette figli, di Hamra in Siria, ora vive in un insediamento di tende, nella Valle del Giordano: “Nessuno può tornare al nostro villaggio, è troppo pericoloso e la vita è troppo difficile … Vorremmo aiuto da parte della comunità internazionale per tornare nel nostro paese” – dice- “Al momento, io non ho grande fiducia che ritorni la pace, mi sento senza speranza. Aspettiamo che le cose migliorino, ma non succede nulla. Vorrei tornare a una vita normale dove la gente smetta di uccidersi a vicenda”.

Aiutiamo la popolazione siriana. Non lasciamoli soli.

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