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Crisi migratoria: serve un cambio di rotta

Alla vigilia del Consiglio Ue del 22 e 23 giugno, all’interno delle reti delle organizzazioni della società civile italiana di cui facciamo parte – al lavoro ogni giorno al fianco delle decine di migliaia di migranti arrivati nel nostro paese – lanciamo un appello congiunto alle istituzioni italiane ed europee indicando in una road map,  le misure indispensabili e urgenti per un cambio di rotta nella gestione dei flussi migratori in Italia e una nuova e più efficace Agenda Europea.

La gestione della crisi migratoria fino a oggi

L’impegno europeo nell’accoglienza è insufficiente: a fine 2016, secondo i dati dell’UNHCR in Europa erano presenti 3,5 milioni tra richiedenti asilo e rifugiati, ossia lo 0,68% della popolazione europea. I paesi dell’Unione Europea hanno accolto solo circa 5% dei rifugiati del mondo.

Le caratteristiche salienti della politica europea in questo senso sono:

  • La tendenza è quella di delegare la gestione dei migranti a paesi terzi, già sovraccaricati di responsabilità.
    L’accordo tra Ue e Turchia inoltre, ad oltre un anno dalla sua adozione, non solo non è riuscito a fermare davvero i flussi verso la Grecia, ma ha intrappolato nel paese decine di migliaia di persone costrette a sopravvivere in condizioni disumane, costringendone molte altre ad intraprendere rotte sempre più pericolose – ad esempio attraverso la Bulgaria – ed esponendole quindi a trattamenti inumani e degradanti. Sorte uguale toccherebbe ai migranti nei paesi di transito e origine africani, se l’accordo tra Italia e Libia – avvallato dall’Unione europea –  trovasse piena applicazione.
  • L’applicazione in modo illegittimo del sistema hot spot in Italia, che non è supportato da alcuna norma ed è affiancato dal mancato rispetto degli impegni sulla ricollocazione dei migranti a livello europeo: su 160.000 richiedenti asilo da ricollocare da Grecia e Italia verso altri stati membri, ne sono stati ricollocati solo 21.313 al 15 giugno 2017.

I numeri della crisi migratoria in Italia

Nel 2016 abbiamo avuto circa 180 mila arrivi via mare e circa 174.000 persone sono state inserite nel sistema di accoglienza, pari allo 0,2% della popolazione italiana.  Allo stesso tempo i minori stranieri non accompagnati censiti ad aprile di quest’anno erano 15.939 mentre quelli semplicemente scomparsi dal sistema di accoglienza nel 2016 sono stati 27.995 (un +27,94% rispetto al 2015).

Cosa chiediamo per gestire l’accoglienza

Per correggere l’attuale approccio definito dall’Agenda Europea per le Migrazioni e i provvedimenti assunti dal Governo italiano, le organizzazioni firmatarie chiedono quindi che:

  • Si favoriscano politiche di sviluppo umano sostenibile nei paesi di origine e di transito dei flussi migratori
  • L’Unione Europea e gli Stati membri effettuino operazioni di ricerca e salvataggio con il solo scopo di salvare vite umane
  • L’Unione Europea e i suoi Stati membri garantiscano alle persone che si trovano ai loro confini l’accesso ad un equo ed effettivo diritto di richiedere asilo
  • I richiedenti protezione internazionale in Europa abbiano il diritto a una procedura giusta ed efficace
  • Chiunque richieda la protezione internazionale in Europa, inclusi tutti quelli in attesa di pronunciamento o già respinti e in attesa di rimpatrio, abbia diritto ad un’accoglienza dignitosa e ad accedere a servizi adeguati
  • Gli stati membri rivolgano particolare attenzione alle esigenze specifiche delle donne, dei bambini e delle persone vulnerabili, indipendentemente dalla nazionalità o dalla concessione del diritto asilo
  • I migranti non vengano considerati come detenuti in centri di accoglienza al solo fine di essere identificati
  • Gli Stati Membri contribuiscano per la loro parte alla risposta globale sul forced displacement
  • Gli Stati membri sviluppino canali sicuri e regolari per rifugiati e migranti
  • Il reinsediamento, i visti umanitari e altri programmi di condivisione delle responsabilità, tra gli Stati membri dell’Unione Europea, vengano gestiti in modo trasparente dando priorità alle persone più vulnerabili e non discriminando sulla base della nazionalità, della religione, del genere o dell’etnia
  • L’Unione Europea e gli stati membri facciano ritornare le persone nei loro paesi di origine solo attraverso procedure fondate sul rispetto dei diritti umani, e mai a condizioni che li possano mettere in pericolo
  • Gli schemi e le procedure di ricongiungimento familiare per rifugiati e richiedenti asilo siano facili da praticare e garantiscano che le famiglie siano in grado di riunirsi nel minor tempo possibile.

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FIRMATARI DELL’APPELLO

Tavolo Asilo*
AOI
CINI
Concord Italia
Coonger
COP
Focsiv
Link 2007
Marche solidali

*Per il Tavolo Asilo: A BUON DIRITTO, ACLI, ARCI, ASGI, CENTRO ASTALLI, CNCA, FCEI, FOCUS-CASA DEI DIRITTI SOCIALI, MEDU, OXFAM[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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