Galleria video

Oxfam, viaggio tra i rifugiati di Maashouk: la voce delle donne siriane

Maashouk, nei pressi di Tiro è un insediamento palestinese creato da profughi del conflitto arabo-israeliano del 1948. Dopo più di 60 anni, ancora oggi il Libano non riconosce loro i diritti civili: non potrebbero lavorare né costruire una casa. Lo fanno lo stesso, ma “abusivamente”. La società civile palestinese in Libano è ben organizzata e molte famiglie di rifugiati siriani e siriano-palestinesi (profughi due volte!) hanno trovato qui accoglienza e solidarietà. “I palestinesi del Libano capiscono bene la nostra situazione – dicono – “perché l’hanno vissuta molto prima di noi“. Tra profughi, e tra donne, si capiscono e si sostengono. Oxfam e Pard, organizzazioni non governativa di donne palestinesi, collaborano in questo territorio da più di venti anni.


Oxfam, viaggio tra i profughi negli scantinati di Aitou (Libano)

Le famiglie di rifugiati siriani che riempiono gli scantinati di Aitou, nella provincia di Zhgarta, in Libano, provengono prevalentemente dall’area di Homs, dove i combattimenti tra le fazioni del conflitto siriano sono durissimi. Queste persone temono di essere riconosciute e localizzate, perché – dicono – già questo potrebbe esporli, o esporre i loro familiari tutt’ora in Siria, al rischio di rappresaglie. Lo hanno potuti riprendere solo dopo aver garantito che i volti degli adulti sarebbero stati occultati. L’espediente ha funzionato con le donne, ma molto meno con gli uomini che si sono comunque allontanati dalle videocamere. Ciò che non si vede, dunque, è che in ognuna di queste cantine mangiano, dormono, vivono tra le dieci e le quindici persone. Qualcuno è fortunato e ha “addirittura” un frigorifero


Oxfam, viaggio tra i profughi sulle montagne di Bcharre (Libano)

Nei villaggi sulle montagne del distretto di Bsharre, al nord del Libano, si rifugiano i profughi più impauriti. Preferiscono affrontare senza mezzi un inverno a 1500 metri di altitudine piuttosto che scendere in città, dove il clima è mite ma sono invece sempre più forti le tensioni tra le diverse comunità etnico-religiose libanesi innescate del conflitto siriano. Molte famiglie non vogliono addirittura rilasciare i propri dati per la registrazione presso l’UNHCR (L’alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite) tagliandosi di fatto fuori dalla sua assistenza. Sono in particolare queste famiglie, le più vulnerabili, che con i nostri partner locali cercano di censire, andandole ad individuare negli scantinati o negli scheletri delle case in costruzione in cui vivono in condizioni durissime, in modo da iniziare a portare anche a loro i primi aiuti.


Oxfam, viaggio in Giordania nel campo profughi di Zaatari

Il campo profughi di Zaatari, in Giordania, dove vivono più di centomila persone è un luogo difficilmente descrivibile. Anche le immagini più panoramiche, tra quelle che mostriamo, fanno vedere solo una porzione di uno degli otto distretti che lo compongono. È davvero enorme. Se la guerra non finirà a breve, Zaatari diventerà probabilmente una città. Già adesso, nelle tende e nei container spuntano negozi improvvisati. Sarà una città con un sacco di problemi se le migliaia di bambini, anche piccolissimi, che scorrazzano ovunque non troveranno uno sbocco alla loro esuberanza infantile. Una delle prime cose che lo staff di Oxfam insegna loro è a lavarsi le mani. È una cosa nient’affatto scontata in un luogo come questo.


Oxfam, viaggio nel campo profughi di Jawa (Giordania)

Immagini e suoni a volte riescono a raccontare la realtà meglio delle parole. È per questo motivo che abbiamo scelto di mostrare il dramma dei rifugiati siriani nei campi profughi e negli insediamenti informali in Libano e in Giordania attraverso una serie di brevi video in cui non ci sono interviste, commenti parlati o musiche. Solo immagini registrate in presa diretta, nella speranza che possano anch’esse far riflettere sulle condizioni di vita dei rifugiati, e informare su ciò che Oxfam sta facendo nel tentativo di aiutarli. Nelle immagini, il campo profughi di Jawa, in Giordania. L’unico segno di speranza in questo luogo, oltre all’aiuto che i profughi ricevono da organizzazioni umanitarie, è la “scuola” per i bambini, avviata da un giovane insegnante, anche lui profugo, in una tenda un po’ più grande delle altre.


Cosa significa essere un rifugiato?


La musica e le voci dal campo di Zaatari, in Giordania


CRISI Siriana: voci dal campo di Zaatari


Siria-Giordania


Giordania – campo profughi di Zaatari


Siria: un appello per i rifiugiati in Libano


Fino ad ora Oxfam ha aiutato 95.000 rifugiati nei campi in Libano e Giordania.

Ma i bisogni sono molti di più. Aiutaci ad assicurare loro cibo, acqua, servizi igienici essenziali e il necessario per la prima accoglienza.

È possibile sostenere Oxfam con:
– Carta di credito telefonando al Numero Verde 800 99 13 99 o facendo una donazione on line cliccando qui
Bollettino postale, c/c n. 14301527 intestato a Oxfam Italia

Condividi l’articolo:
oxfam facebook oxfam Twitter oxfam Linkedin

unisciti a noi!

    informativa sul trattamento dei miei Dati Personali e di prestare il mio consenso (che potrò in ogni caso successivamente revocare) all’utilizzo dei miei dati personali.*

    L’assedio su Gaza rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria

    A GAZA È CATASTROFE UMANITARIA

    AIUTA CHI HA PERSO TUTTO

    dona ora