Sono Alia Nastari, attivista Oxfam. Ci siamo già conosciuti durante il mio viaggio in Polonia per la conferenza “Tax Justice Together”. Oggi vi porto con me in Lussemburgo. Stato piccolo, ma dalle innumerevoli sorprese. Il 12 Dicembre 2016 Oxfam era di fronte alla Corte Criminale del Lussemburgo per esprimere solidarietà ai tre imputati al processo d’appello del caso LuxLeaks. Con Oxfam c’erano tutti i partner del progetto Tax Justice Together e della coalizione Tax Justice Europe. E c’ero anch’io, col mio sorriso più acceso.

Come ricorderete, sono stata a Varsavia con Federico e Misha, due collaboratori Oxfam e due persone per me veramente speciali. Stavolta Federico ci seguiva prontamente dall’ufficio in Italia, mentre io e Misha abbiamo preso parte all’azione in prima linea! Ho fatto un po’ di video-blog, e in tantissimi su Facebook si sono appassionati al mio viaggio nel Granducato.

Ma cos’è questa storia dei LuxLeaks? Vi dico subito che ha un finale dolceamaro. Grazie ad Antoine Deltour, ex-dipendente della società di revisione dei bilanci PricewaterhouseCoopers (PwC), nel 2014 vengono resi pubblici 548 accordi fiscali segreti tra il Tax Office del Lussemburgo e 343 multinazionali, tra cui marchi noti come Amazon, Starbucks, Pepsi e Fiat. Eccoli qui i famosi documenti.

Per “ottimizzare” le imposte nei paesi in cui conducevano e conducono a tutti gli effetti la loro attività economica, queste multinazionali hanno potuto trasferire nel Lussemburgo, incentivati dalle sue autorità fiscali, i profitti realizzati altrove, arrivando a pagare anche meno dell’1% di aliquota fiscale nel Granducato ed eludendo il fisco nei paesi di provenienza degli utili. Oxfam Italia ne ha parlato in dettaglio nel novembre del 2015, in occasione del primo anniversario dello scandalo LuxLeaks.

Ora mi chiedo, chi di voi paga solo l’1% di tasse? Se l’è chiesto anche Antoine, e con lui il giornalista francese Edouard Perrin, l’ex-dipendente PwC Raphaël Hallet, e l’International Consortium of Investigative Journalists. E così, a partire dai documenti segreti che Antoine aveva conservato sul suo disco rigido, scoppia lo scandalo LuxLeaks.

Antoine Deltour al processo d'appello per il caso LuxLeaks - credit foto: Xavier Bechen
Antoine Deltour al processo d’appello per il caso LuxLeaks – credit foto: Xavier Bechen

 

Antoine, Edouard, e Raphaël vengono messi sotto inchiesta dalla giustizia del Granducato per furto e divulgazione non autorizzata dei documenti, riciclaggio di denaro e frode. Nel giugno 2016 arriva la sentenza di primo grado. Antoine e Raphaël vengono condannati rispettivamente a un anno e a nove mesi con la condizionale. Condannati per aver agito nel pubblico interesse e rivelato al mondo accordi che garantiscono trattamenti fiscali di favore a soggetti economici grandi e potenti, a svantaggio di piccole e medi imprese nazionali e a discapito di tutti i cittadini-contribuenti. Diciamo che non è un segnale incoraggiante per chi volesse seguire il buon esempio di Antoine.

Il 12 Dicembre è iniziato il processo d’appello. E Oxfam era lì per mandare un messaggio forte di solidarietà agli imputati. Mi sono ritrovata di nuovo in mezzo agli attivisti che avevo conosciuto in Polonia. C’erano tutti, e anche molte facce nuove. Dopo una colazione di abbracci e saluti, tutt’altro che di rito, ci siamo presi imbarcati nel “tax tour”. Avete presente un “sightseeing bus” in giro per Roma? Stessa cosa, con la differenza che eravamo in Lussemburgo e invece di parlare di monumenti le nostre guide ci informavano sulle vicende fiscali di alcune famose multinazionali con uffici nel Granducato!

Al termine del Tax Tour ci siamo riscaldati con una tazza di tè, durante la conferenza stampa in cui sono intervenuti molti dei miei amici attivisti e persino il fratello di Antoine Deltour. Lucido ma emozionato, ci ha sentitamente ringraziati per i risultati ottenuti ad oggi in materia di giustizia fiscale. E poi, pronti per l’azione di solidarietà! Abbiamo attraversato il centro della città per raggiungere la Corte Criminale e aspettare l’inizio del processo d’appello. Fuori dall’edificio eravamo coloratissimi e pieni di energia.

 

All’arrivo degli imputati mi sono sentita in una grande festa. È stato bello affrontare una tematica così seria con un sentimento di gratitudine. Non manifestavamo “contro” qualcuno. Eravamo lì per festeggiare il coraggio di Antoine. L’ho visto appena Antoine, sommerso dalle telecamere. Un rapido ingresso, e poi solo il rumore dei flash dei fotografi sulla piazza piena di persone e cartelloni.

A questo punto non c’era che da attendere la fine dell’udienza. Potevo scegliere se andare alla proiezione di due documentari sui LuxLeaks o se entrare nella Corte Criminale per assistere in diretta all’udienza. Mi conoscete, volevo vedere con i miei occhi! Dopo una mezz’ora di fila al metaldetector ero dentro la Corte. Hanno parlato Antoine, Raphaël, e gli avvocati della PwC. C’erano persone da tutta Europa nella sala gremita. Piccolo problema: io non parlo francese. È d’obbligo quindi un ringraziamento a Jean-Michel, l’attivista belga che si è seduto accanto a me e si preso la briga di tradurre in simultanea, con una pazienza da Giobbe. Lo vedete in primo piano nella foto qui sotto.

 

L’udienza si è chiusa lasciandoci col fiato sospeso, fino a che non verrà emessa la sentenza (sapremo la data del pronunciamento del verdetto a breve). Mi sono un po’ commossa nel vedere Antoine Deltour uscire dall’aula. In che guaio si è cacciato, pur di diffondere una verità scomoda… che coraggio! O forse è stata solo la suggestione delle fiaccole che avevamo acceso noi attivisti. La piazza illuminata, l’atmosfera di Natale, la gentilezza di Jean-Michel. Non so cosa sia stato, ma ho avuto la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto.

Antoine non va lasciato solo. D’altra parte, siamo molti di più noi cittadini rispetto ai pochi potenti del mondo. Vorrei che fossimo più consapevoli della nostra forza. Più uniti.

Tornandomene in ostello, dove mi aspettavano i compagni di camera per una cenetta deliziosa e un giro per i mercatini natalizi, ho pensato che è solo grazie alla mobilitazione cittadina che le cose possono cambiare. E cambiano. Dopo i LuxLeaks il Parlamento Europeo ha istituito una Commissione Speciale per investigare gli accordi fiscali segreti che i Paesi Membri siglano con le multinazionali, spesso garantendo loro ampi vantaggi fiscali. La Commissione Europea ha giudicato ufficialmente come “aiuti di Stato” illegali alcuni degli accordi, come quello irlandese alle compagnie del gruppo Apple o quello lussemburghese alla Fiat, per fare un esempio nostrano. Sono fiera di far parte del movimento Oxfam. E sono fiera di poter condividere con voi ogni piccolo risultato. Vi lascio con la canzone che abbiamo cantato ad Antoine Deltour all’ingresso in aula. È stato emozionante e potente. Credo ne sia stato felice.

Alla prossima tappa!

Alia

 

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