16 Ottobre 2019

Siria: nel Nord-Est oltre 200 mila sfollati allo stremo

 

bambini in un campo profughi in SiriaIl quadro umanitario nel nord-est della Siria rischia di precipitare.

È l’allarme lanciato oggi dalle 73 organizzazioni umanitarie, tra cui Oxfam, impegnate nella risposta alla crisi in Siria, che compongono il “Syria International NGO Regional Forum” (SIRF).  Secondo le stime delle Nazioni Unite infatti oltre 400 mila persone avranno bisogno di aiuti umanitari immediati nelle prossime settimane.

Ad Hasakeh, Siria, 400 mila persone senz’acqua pulita esposte al rischio di tifo e dissenteria

Una delle situazioni più gravi si registra nella città di Hasakeh, dove in tre giorni sono arrivate 60 mila persone in fuga dal conflitto. Qui la principale stazione idrica è stata gravemente danneggiata dagli scontri, lasciando circa 400 mila persone (tra cui 82 mila sfollati dei campi di Al Hol e Areesha), con metà dell’acqua pulita necessaria a soddisfare i propri bisogni. Gli unici rifornimenti idrici disponibili al momento sono infatti erogati da una diga vicina, che oltre a fornire acqua di qualità scadente, esaurirà le proprie riserve nel giro di 10-15 giorni. Esponendo così la popolazione a nuovi focolai di tifo e dissenteria, dopo i diversi casi già registrati lo scorso agosto.

Civili sotto attacco

Al momento gli attacchi aerei e di artiglieria più gravi si sono registrati a Tal Abyad, Ras al Ain e Quamishly. Una situazione gravissima, con il rischio sempre più alto di vittime civili e di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, come dimostra l’attacco dello scorso 13 ottobre contro un convoglio di sfollati in fuga da Tal Abyad. In particolare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate sta costringendo la popolazione a fuggire in massa dal conflitto, lasciandola senza infrastrutture vitali, a partire dagli ospedali.

Sempre più difficile portare aiuti alla popolazione in Siria

Mentre i bisogni di aiuto umanitario aumentano drammaticamente, giorno dopo giorno, è sempre più difficile soccorrere una popolazione già stremata da oltre 8 anni di conflitto. Soprattutto entro l’area di 30 km, dove la Turchia ha stabilito una massiccia presenza militare. Il campo profughi di Mabrouka, ad esempio, che ospitava oltre 3 mila persone è stato evacuato solo in parte e non è più raggiungibile dalle organizzazioni umanitarie, con la conseguenza che molte delle famiglie che non sono riuscite a scappare, si trovano al momento senza cibo, acqua pulita e riparo.

I civili siriani in 8 anni e mezzo di conflitto hanno già subito enormi e inimmaginabili sofferenze, costretti più volte a cercare scampo da un conflitto atroce e adesso in fuga verso sud in zone riconquistate allo Stato Islamico, come Raqqa, ancora disseminate di mine e ordigni esplosivi.

Nel frattempo si teme il tentativo del Governo di Ankara di aprire un canale per il rimpatrio in Siria dei rifugiati, che al momento si trovano in Turchia. Un’azione che potrebbe coinvolgere milioni di siriani, che per la maggior parte non provengono da zone di cui la Turchia sta cercando di assumere il controllo, e che soprattutto non rispetterebbe l’obbligo internazionale di non respingimento verso i profughi siriani.

È necessaria un’azione urgente

Alla luce dell’accordo politico recentemente annunciato tra le autorità curde e il governo siriano, le organizzazioni umanitarie del “Syria International NGO Regional Forum” lanciano un appello urgente affinché:

  • venga prima di tutto garantito alle organizzazioni umanitarie di soccorrere la popolazione colpita dal conflitto, assieme alla sicurezza delle infrastrutture idriche e sanitarie, da cui dipende la sopravvivenza della popolazione, delle scuole e dei campi profughi;
  • tutte le parti in conflitto non prendano di mira civili e operatori umanitari, rispettando il diritto internazionale umanitario;
  • tutte le parti in conflitto cessino immediatamente le ostilità e avviino un dialogo urgente, sostenuto dalla comunità internazionale;
  • tutte le parti in conflitto e la comunità internazionale garantiscano la libertà di movimento e l’accesso umanitario alla popolazione;
  • vengano svolte immediate indagini su possibili violazioni del diritto internazionale umanitario, in particolare attacchi illeciti contro civili e infrastrutture civili;
  • il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rinnovi urgentemente la risoluzione 2165 per facilitare la fornitura di aiuti umanitari nel nord-est della Siria;
  • i governi dei Paesi donatori siano pronti e disponibili a sostenere la risposta umanitaria.
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