9 Luglio 2019

Insieme per chiedere “Stop armi italiane in Yemen”

 

Flash mob per chiedere lo stop alle esportazioni di armi italiane utilizzate nel conflitto armato in Yemen

”Stop armi italiane in Yemen”, flashmob a MontecitorioNel 29esimo anniversario dell’approvazione della Legge 185/90 che controlla l’export italiano di armamenti e a seguito della mozione approvata alla Camera dei Deputati, come parte di un coordinamento di organizzazioni della società civile (composto da Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Oxfam Italia, Movimento dei Focolari, Rete Italiana per Disarmo, Rete della Pace, Save the Children Italia), abbiamo portato davanti al Parlamento una simbolica “pioggia di bombe” per tenere alta l’attenzione su quella che oggi rappresenta la più grave crisi umanitaria al mondo.

Più di 7.500 bambini sono stati uccisi o feriti dall’inizio del conflitto in Yemen, per quasi la metà in seguito ai bombardamenti aerei condotti per la grande maggioranza dalla Coalizione militare a guida saudita.

Cosa chiediamo al Governo italiano?

La mozione recentemente votata alla Camera rappresenta un primo, importante passo positivo ma è ora fondamentale che il Governo intraprenda immediatamente le azioni necessarie per giungere ad uno stop effettivo delle esportazioni e spedizioni di tutte le tipologie di armi non solo verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ma nei confronti di ogni attore (statale o meno) che partecipa alle ostilità in corso in Yemen.

In tal senso chiediamo che l’Italia si faccia in promotrice in seno al prossimo Consiglio Europeo di un’iniziativa formale per giungere ad un embargo UE sugli armamenti diretti verso il conflitto in Yemen, come richiesto in numerose Risoluzioni votate dal Parlamento Europeo negli ultimi anni.

Le Organizzazioni ribadiscono la propria richiesta di incontro con il Presidente del Consiglio Conte, recentemente avanzata con una lettera formale che al momento attuale non ha ancora ricevuto riscontro.

Al Presidente del Consiglio vorremmo domandare non solo rassicurazioni sull’immediato stop all’invio di armi, ma anche un maggiore sostegno dei processi diplomatici e di intervento umanitario che passi anche per un aumento delle risorse e dei fondi per porre sollievo alle condizioni della popolazione (come richiesto da tempo dalle nostre Organizzazioni).

 

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