26 Aprile 2015

Terremoto in Nepal, testimonianza dal campo

 
Shaheen

All’indomani del terremoto che ha colpito il Nepal, provocando a oggi quasi 2.000 vittime, un’analisi della situazione nelle parole del nostro Responsabile Policy e Campagne umanitarie Shaheen Chughtai


“Kathmandu era in attesa di un disastro. La capitale densamente popolata di uno dei paesi più poveri del mondo si trova sulle pendici del territorio Himalayano, sismicamente instabile.


81 anni fa, la città è stata quasi completamente distrutta da un altro terremoto, che ha ucciso 8.500 persone. Lo scorso sabato, quanto temuto si è avverato.


Sono arrivato per la prima volta a Kathmandu nel 2007 per iniziare a lavorare con Oxfam. Avevo già lavorato con Oxfam dopo il terremoto nel Kashmir. Avevo visto la rabbia che era nascosta sotto la montagna. Allora furono uccise più di 75.000 persone, 85.000 furono I feriti, e più di 3 milioni di persone rimasero senza casa. Con la tragedia del Kashmir ancora fresca, ricordo di aver guardato alle migliaia di catapecchie traballanti, i templi, e i palazzi fatiscenti a tanti piani, pensando a cosa sarebbe successo se anche lì ci fosse stato un terremoto.


Intanto il Nepal aveva altri problemi, enormi, con metà dei 28 milioni degli abitanti nel paese privi di servizi igienico sanitari, e uno su tre vittime di povertà grave. Tutto questo prima del terremoto. La mancanza di infrastrutture economiche e sociali minava nel profondo la possibilità di far fronte a un possibile disastro.


Mentre scrivo, molti dei miei colleghi a Kathmandu si stanno preparando ad andare a letto al freddo, sotto le stelle, come gli abitanti di questa città. Le scosse di assestamento continuano molto forti, ed è troppo rischioso dormire al chiuso. Le line telefoniche funzionano solo debolmente ed è difficile comunicare, quando la comunicazione è vitale per noi operatori umanitari, per coordinare gli aiuti e per portarli avanti. Tonnellate di aiuti stanno per essere spediti dai nostril magazzini come Bicester, in Gran Bretagna, e il nostro personale sta confluendo anche dall’India.


Tonnellate di macerie stanno bloccando le strade, i ponti e le strade sono collassati. Medicine, cibo, acqua e combustibile si esauriranno prestissimo. Da oggi in poi la gente inizierà a saltare i pasti, e alcuni si sposteranno in zone più sicure, vicino ai parenti, in campi all’aperto. Altri torneranno a casa, in attesa dei propri cari. Venderanno quello che hanno per avere acqua e cibo. Inizieranno a fare debiti, e molti di loro già ne hanno.


Oxfam ha investito tempo, sforzi e risorse, lavorando con i suoi partner nei programme di riduzione del rischio, per far sì che le comunità potessero rispondere a emergenze come questa. Un lavoro che verrà messo alla prova pesantemente nei prossimi giorni, settimane e mesi. Ho lavorato con questi gruppi, ciascuno di loro si occupa di aspetti differenti (rifugi, acqua e servizi igienici; soccorso e ricerca; informazione e coordinamento…).


Il Nepal e Kathmandu, siamo certi, beneficeranno dell’aiuto e della generosità della comunità internazionale e dei cittadini delle altre nazioni. Nel frattempo comunque i suoi abitanti – lo staff medico, gli operatori umanitari, le comunità colpite – si uniranno per aiutarsi l’un l’altro, cercando di dare un senso al caos e alla distruzione.

Il tuo aiuto è fondamentale.

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