21 Ottobre 2020

Moria, per i migranti è un inferno senza fine

 

Dopo l’incendio di inizio settembre, peggiorano ulteriormente le condizioni di vita dei migranti intrappolati nel campo profughi temporaneo di “Moria 2.0”, a Lesbo

Le condizioni in cui sono costretti a vivere quasi 8 mila uomini, donne e bambini intrappolati nel nuovo campo profughi temporaneo di Lesbo, sono ancora peggiori di quelle  di  cui erano vittime nell’inferno del campo di Moria, completamente distrutto nell’incendio dello scorso 8 settembre.

È  l’allarme lanciato da Oxfam e Consiglio greco per i rifugiati (GRC), con un nuovo rapporto, di fronte alla situazione sempre più disperata che si trovano ad affrontare migranti e richiedenti asilo che ancora sono sull’isola greca. Nel nuovo campo profughi di Lesbo, costruito nello spazio dove prima sorgeva un poligono, manca l’acqua corrente e con l’inverno in arrivo tantissime famiglie con figli piccoli sono costrette in tende di fortuna del tutto inadeguate a sopportare il calo delle temperature o la minima raffica di vento. Alcune tende si trovano ad appena 20 metri dal mare, non c’è sistema fognario, assistenza sanitaria, servizi igienici o docce, né sono previste norme di prevenzione del contagio da Coronavirus, che si era già diffuso nel campo andato distrutto. Come se non bastasse, il cibo spesso viene distribuito solo 1 volta al giorno e molti sono costretti a lavarsi in mare. Inoltre, mancando quasi totalmente l’illuminazione, donne e bambini di notte sono ancora più esposti di prima al rischio di subire abusi e violenze.

Una situazione drammatica di fronte a cui Oxfam e GRC lanciano un appello urgente per l’immediato trasferimento di tutti i migranti presenti nel campo in strutture adeguate nella Grecia continentale e in altri Paesi Ue.

Il totale disinteresse dell’Unione Europea dopo il mea culpa di un mese fa

Dopo l’incendio di settembre i leader europei hanno promesso che mai più si sarebbe ripetuta una situazione del genere, ma dove sono ora? Giustamente il nuovo campo profughi di Lesbo è stato ribattezzato Moria 2.0 da chi vive sull’isola. Fino ad ora la risposta messa in campo dall’Unione europea è stata a dir poco imbarazzante: invece di trasferire i richiedenti asilo, si adottano misure che costringono persone già traumatizzate a vivere in condizioni disumane.

Un approccio – sottolineano le due organizzazioni – che continua a intrappolare migliaia di persone in fuga da guerre e persecuzioni ai confini dell’Europa, con una nuova riforma europea su asilo e immigrazione che sembra perpetuare tale barbarie. La proposta sul tavolo, infatti, sarebbe quella di creare ancora più campi nei pressi delle frontiere europee, mentre appare assai improbabile che verrà garantita in futuro una procedura giusta ed efficace per le richieste di asilo e che non violi i diritti fondamentali dei migranti. L’idea, che sembra essere sottintesa, è di tenerli lontani dall’attenzione dell’opinione pubblica, costi quello che costi.

Esortiamo la Grecia a trasferire immediatamente tutti fuori dall’isola. Anche se il piano del Governo greco di trasferire tutti i residenti entro Pasqua è un primo passo, non tiene minimamente conto delle condizioni in cui i migranti, si troveranno nelle prossime settimane e mesi – conclude Natalia-Rafaella Kafkoutsou del Consiglio Greco per i Rifugiati – Allo stesso tempo il Piano non chiarisce come saranno accolte e integrate le famiglie che adesso di trovano a Lesbo, con il rischio di spostare semplicemente il problema dall’isola sulla terraferma. Per questo adesso è più che mai necessario che i governi europei lavorino insieme per garantire un’efficace ricollocamento de migranti negli Stati membri.

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