24 Gennaio 2015

Disuguaglianze non devono più crescere

 

Disuguaglianze non devono più crescere


Il report Grandi disuguaglianze crescono, diffuso a livello globale da Oxfam alla vigilia del World Economic Forum in corso a Davos, descrive un tendenza in crescita, dove la ricchezza globale è asimmetricamente concentrata nelle mani di una élite composta dall’1% della popolazione globale, ed è basato sui migliori dati attualmente disponibili sulla distribuzione della ricchezza (elaborazione Credit Suisse).


Il report rende un’immagine fedele dell’odierna disuguaglianza economica nel mondo, ripresa in più di un’occasione dal direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde e condivisa con i vertici della Banca d’Inghilterra. Un dato, più degli altri, appare incontrovertibile: l’elite economica composta dall’1% della popolazione mondiale detiene quasi metà della ricchezza globale.


Grandi disuguaglianze crescono sta avendo un grande impatto nell’opinione pubblica mondiale e ha raccolto ampio e generale consenso nei media internazionali e nazionali. Alcuni tuttavia hanno mosso un’obiezione relativa al fatto che i dati su cui si basa l’analisi di Oxfam, tratti dal database di Credit Suisse, considerano la ricchezza netta (quindi la ricchezza di un individuo in beni finanziari e patrimoniali a cui vengono sottratti debiti e passività). Questo determina che individui indebitati, ma non per questo in ristrettezze economiche, abbiano una ricchezza negativa, collocandosi pertanto nel decile più povero della popolazione. Al contrario, individui che non posseggono pressoché nulla, ma non indebitati, possono essere collocati in decili un po’ più alti.


Consapevole dell’elemento di cui sopra, il focus della ricerca di Oxfam non si concentra sulla distribuzione di ricchezza all’interno delle fasce più povere della popolazione. Il fenomeno degli indebitamenti ha infatti qualche influenza nella distribuzione all’interno dei decili più bassi. Ma se consideriamo fasce come il 50% più povero, o addirittura il 99%, tali variazioni sono sicuramente ininfluenti.


Se si guarda infatti complessivamente al 50% più povero della popolazione (3,5 miliardi circa) è evidente, anche dal grafico elaborato da Credit Suisse e qui sotto riportato, che si compone per il 90% di persone in povertà provenienti da Africa, Asia, India, Cina e America Latina. Per dare un parametro numerico, le persone che si trovano in questo 50% hanno meno di 3.641 dollari.


Composizione regionale della ricchezza globale 2014, nota a rapporto Davos 2015
Composizione regionale della ricchezza globale 2014 (fonte: Credit Suisse, www.bit.ly/1Jpk84u)

È pertanto incontrovertibile che l’1% della popolazione detenga oggi il 48% della ricchezza mondiale. Continuando con la tendenza degli ultimi anni, nel 2016 quello stesso 1% arriverà a detenere il 50% della ricchezza mondiale. Il che equivale a dire che l’1% della popolazione possiederà quanto il rimanente 99%. Se a questo dato aggiungiamo anche che la rimanente parte del 50% della ricchezza mondiale è in gran parte nelle mani del 10% più ricco, otteniamo che il 90% della popolazione mondiale possiede solo il 13% della ricchezza del pianeta. Resta evidente a tutti il tema politico e sociale a cui i leader, presenti a Davos in gran numero, devono dare delle risposte, ponendo il tema della disuguaglianza in cima all’agenda post 2015, se non si vuole che insieme al quadro economico, venga ulteriormente messa a repentaglio la natura delle nostre democrazie.

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