Storie dal campo

- Il Libano continua a essere meta dei profughi siriani, che in centinaia arrivano ogni giorno per sfuggire alla guerra. E la tensione tra siriani e libanesi sale, come testimoniano i racconti raccolti da Francesca Paci, di Oxfam Italia, e pubblicati su La Stampa, di cui pubblichiamo alcuni estratti e testimonianze. Racconti di libanesi che si sentono minacciati dall’ondata dei rifugiati in cerca di qualsiasi lavoro che permetta loro di sopravvivere e mantenere la propria famiglia, e testimonianze di chi è costretto a ricominciare da zero, senza null’altro che la speranza, un giorno, di tornare a casa. Continua a leggere.

- La guerra non è solo sugli schermi: quello in foto era un poster di Hunger Games, e adesso è diventata la casa di Aziz. Siamo in Libano, dove i rifugiati siriani usano quello che possono per ripararsi dal freddo. Ben Phillips, Direttore campagne Oxfam GB, ha incontrato due famiglie siriane rifugiatesi in Libano, tra cui quella di Aziz, che ha costruito la sua “casa” usando i poster di un film che in questi giorni sta spopolando ai botteghini. Continua a leggere.

- Libano. Amy Christian, di Oxfam, ha incontrato una donna di 90 anni e le sue nipoti, che vivono in un accampamento di fortuna. Tutti vogliono tornare a casa, e hanno paura dell’inverno. Anazwiya (il nome significa “capra”, e lei non ha idea del perché l’abbiano chiamata così). Ha il volto ricoperto di tatuaggi, una tradizione beduina. “Prima del matrimonio ti fanno i tatuaggi sul mento, e una volta sposata completano il disegno”. L’inchiostro è nero e scolorito, e le linee si confondono con le rughe della pelle. Continua a leggere
SEGUICI SUI SOCIAL #Aid4Syria
![]() |
![]() |
![]() |